Il "caso" del divieto di allattamento in Senato per le assistenti parlamentari e per le dipendenti, nonostante sia invece concesso senza limitazioni alle elette, sollevato dal sen. Gianluigi Paragone (v. Segnalazioni Stampa del 06dic2021) ha "risvegliato" la memoria di Tiziana Valpiana, deputata e senatrice della Repubblica per quattro legislatura dal 1994 al 2008, che, nella nota che pubblichiamo qui di seguito, ricorda le iniziative che assunse in proposito, principalmente durante la XIV legislatura, alla Camera, e l'esperienza di allattamento di due neonati fatta dalla sua collaboratrice proprio nel suo ufficio di parlamentare.
Ecco il testo di Tiziana Valpiana, rivolto specialmente all'attenzione del Sen. Gianluigi Paragone:
Bebé in Parlamento - Caro Sen. Paragone, ci sono dei precedenti...
di Tiziana Valpiana
Non c'è dubbio che il problema sollevato dal Sen. Paragone sia reale, ma nelle sue parole e nell'articolo del Tempo traspare più la voglia di fare sterile polemica e di far parlare di sé che l’impegno alla risoluzione dei problemi.
Chi scrive da tutta la vita si occupa di maternità e allattamento, avendo fondato nel 1981 l'Associazione ‘Il Melograno - Centri informazione Maternità e Nascita- ed è quindi logico che, diventata parlamentare, dal 1994 mi sia subito occupata, soprattutto nella quattordicesima legislatura in cui ero membro dell'Ufficio di Presidenza della Camera con delega alle pari opportunità, delle lavoratrici madri, intese come tutte le donne che lavorano nei Palazzi di Camera e Senato.
Ho cercato da subito di creare una stanzetta, sopra l’emiciclo, per il cambio e l'allattamento dei neonati figli delle deputate (spero ci sia ancora) e ho dato l'avvio, con la consulenza del Centro Nascita Montessori, che allora gestiva i Nidi della Banca d’Italia, allo studio di fattibilità di un progetto di Casa dei bambini/asilo nido, già presentato e discusso in Ufficio di Presidenza, e che avrebbe dovuto trovare spazio forse nei locali di Vicolo Valdina, per i figli delle deputate, delle senatrici e delle dipendenti e dei dipendenti del Parlamento, con orari adeguati in primis alla vita e ai bisogni dei bambini e/o della bambina, ma anche agli orari orario di lavoro dei genitori.
Purtroppo il progetto si è arenato con la fine della legislatura, in cui io sono passata al Senato, e non credo abbia avuto seguito.
Ma durante il mio mandato parlamentare, la mia collaboratrice ha avuto ben due figli, cresciuti nel mio ufficio, con la presenza di una baby-sitter che si occupava di loro, su una bella gommapiuma per terra, e che li portava alla madre per l'allattamento almeno per tutto il primo anno di vita.
Certo Camera e Senato dovrebbero adeguarsi alle esigenze delle donne e è inaccettabile che ancora non lo facciano, ma con un po' di fantasia e di impegno, oltre e al di là della lamentazione, tutto si può fare. Soprattutto quando si tratta di rispondere a diritti natarli.