CONFERENZA STAMPA. Per la Costituzione, lo stato di diritto e la dignità: 1186 ricorsi contro la delibera Fico-Boeri

CONFERENZA STAMPA. Per la Costituzione, lo stato di diritto e la dignità: 1186 ricorsi contro la delibera Fico-Boeri

CONFERENZA STAMPA. Per la Costituzione, lo stato di diritto e la dignità: 1186 ricorsi contro la delibera Fico-Boeri

Il punto sui ricorsi contro il ricalcolo retroattivo dei vitalizi, previsto dalla delibera della Camera del 12 luglio u.s., e sull'istruttoria ancora in corso al Senato è stato il tema della Conferenza Stampa di stamane, venerdì 28 settembre 2018,  dell'Associazione degli ex parlamentari .

Questo il video completo della conferenza stampa:

 

La conferenza stampa è stata introdotta dal Presidente Antonello Falomi e nel corso di essa sono intervenuti il responsabile del gruppo giuridico, Giuseppe Gargani e il Tesoriere, Michele Zolla. Qui di seguito pubblichiamo il testo dell'introduzione del Presidente Falomi:

"A oggi, a tredici giorni dalla scadenza del termine stabilito per la presentazione di eventuali ricorsi, 1.176 ex-deputati hanno deciso di presentare ricorso.

E’ un fatto che non ha precedenti.

Ci sono stati altri momenti nella storia parlamentare italiana degli ultimi 15 anni in cui i vitalizi degli ex-parlamentari italiani hanno subito decurtazioni anche significative:

  • quando nel 2005 è stato sospeso e mai ripreso l’aggancio che legava i vitalizi all’andamento delle retribuzioni dei magistrati di Cassazione;
  • quando, a differenza di quello che è accaduto per tutti gli altri cittadini, non venne mai restituito un contributo di solidarietà dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale;
  • quando vennero deliberati per due trienni consecutivi ulteriori contributi di solidarietà;

Nonostante queste ripetute misure di taglio, il livello di contenzioso si è sempre mantenuto modesto, coinvolgendo un numero limitatissimo di persone.

Il fatto che questa volta 1162 persone hanno scelto di reagire e di contestare la delibera dell’Ufficio di Presidenza della Camera, segnala qualcosa che va molto al di là della irragionevolezza dei tagli.

Ci segnala innanzitutto l’indignazione e la protesta di chi, per il solo fatto di essere un ex parlamentare, è stato oggetto di una violenta e arrogante campagna politica e mediatica, che lo ha dipinto come se come se fosse un criminale, un ladro, un parassita, a cui si vorrebbe negare perfino il diritto di difendersi di fronte a un tribunale.

Aver servito per anni il Paese, averlo fatto nella stragrande maggioranza dei casi con onestà e correttezza, aver rinunciato, come è accaduto a molti, a carriere pubbliche e private ben più remunerative dell’attività politico-parlamentare, non può essere cancellato da insulti e offese che pretendono di riscrivere la storia democratica di questo Paese come se fosse una storia di guardie e ladri.

L’elevatissimo numero di ricorsi ci segnala che gli ex-parlamentari non ci stanno a essere processati per aver fatto parte del Parlamento.

Vorrei ricordare che tra gli ex-parlamentari ci sono stati quelli che hanno scritto la Costituzione italiana, quelli che sono stati protagonisti, dai banchi del Governo e da quelli dell’opposizione, della ricostruzione del Paese, quelli che hanno garantito per anni tassi di crescita e di occupazione mai più raggiunti, quelli che con la le loro battaglie e con la loro attività hanno realizzato conquiste sociali e civili senza precedenti, quelli che hanno contrastato la minaccia terroristica.

E vorrei ricordare anche quelli che non hanno fatto in tempo a diventare ex-parlamentari perché sono stati assassinati per il loro impegno politico-parlamentare: Aldo Moro, Pio La Torre, Roberto Rufilli.

Gli ex-parlamentari con i loro ricorsi vogliono segnalare al Paese che non è dei loro vitalizi che vogliono parlare ma del rispetto dei principi della nostra Costituzione, dei pericoli che corre l’autonomia e la libertà del Parlamento e della funzione parlamentare, dell’attacco allo Stato di diritto messo in discussione da logiche retroattive che cancellano la certezza del diritto e i patti stipulati dallo Stato con i cittadini.

Non abbiamo alcuna paura a partecipare ai sacrifici necessari per far uscire il Paese dalla grave situazione di crisi in cui si trova. Lo abbiamo dimostrato nel corso degli ultimi 15 anni.

Ci siamo sempre dichiarati pronti a metterci intorno a un tavolo per concordare misure di contenimento della spesa che fossero ragionevoli, rispettose del principio del legittimo affidamento, proporzionali e limitate nel tempo.

In sostanza costituzionalmente sostenibili.

Da parte della Camera dei deputati e del suo Presidente questa nostra disponibilità non è stata mai accolta.

Speriamo che lo sia, invece, da parte del Senato che si sta muovendo con molta più ponderazione.

Abbiamo chiesto alla Presidente Casellati un incontro per rappresentare il nostro punto di vista e le nostre proposte di intervento.

Siamo convinti che al Senato si possa fare qualcosa di diverso.

Il parere del Consiglio di Stato, richiesto dal Senato, conferma la legittimità di tagli retroattivi a patto che siano rispettati i principi, sempre ribaditi da tutta la giurisprudenza della Corte costituzionale, di ragionevolezza, proporzionalità, legittimo affidamento e temporaneità.

Alla luce di quel parere, sarebbe assurdo che dal Senato uscisse una delibera-fotocopia di quella uscita dall’ufficio di Presidenza della Camera.

Se ci fosse un minimo di saggezza e di buon senso anche la Camera dei deputati dovrebbe prendere atto che la sua delibera è stata, di fatto, bocciata dal Consiglio di Stato e riaprire il confronto con l’Associazione per una soluzione condivisa.

 Ma di questa volontà, alla Camera, non c’è traccia. Si preferisce continuare ad alimentare il racconto falso degli ex-parlamentari ladri di privilegi, parassiti.

E non ci si accorge delle evidenti contraddizioni in cui la Camera dei deputati sta cadendo.

In Commissione lavoro della Camera si sta discutendo una proposta di legge firmata dai Capigruppo di Lega e M5S sulle cosiddette pensioni d’oro.

All’articolo 2 di quella proposta si dice che “gli organi costituzionali e di rilevanza costituzionale, nell’ambito della loro autonomia, si adeguano alle disposizioni dell’articolo 1 entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge”.

Secondo questa disposizione la Camera dei deputati, che come tutti sanno è un organo costituzionale, dovrebbe entro sei mesi applicare ai vitalizi lordi che superano i 90.000 euro, un taglio in base al rapporto tra età effettiva di pensionamento ed età prevista per la pensione di vecchiaia.

Il ricalcolo contributivo non c’entra niente e se la legge fosse approvata, la delibera della Camera dei deputati andrebbe cancellata e rifatta da capo secondo le indicazioni del testo legislativo.

Una considerazione, infine, sui “giudici” che dovranno prendere in esame i ricorsi.

Come è noto si tratta di giudici nominati con decreto del Presidente della Camera tra parlamentari in carica esperti di materie giuridiche.

Il fatto che questi giudici facciano parte di forze politiche non li esime dall’obbligo di imparzialità e di terzietà ribadito anche recentemente dalla Corte Costituzionale.

 A questo proposito non possono non preoccupare le gravi dichiarazioni del Vicepresidente del Consiglio Di Maio, quando ha sostenuto più volte e in più sedi che l’autodichia sarà usata contro gli ex-parlamentari perché i giudici che esamineranno i loro ricorsi hanno la stessa sensibilità politica dei deputati che hanno approvato la delibera.

Si tratta di una affermazione molto grave, tanto più perché fatta da un membro del Governo.

Ed è inquietante che dal presidente della Camera, ma nemmeno dall’Aula si sia levata una voce per denunciare l’abnormità di quelle parole.

Solo nei regimi totalitari i tribunali cessano di essere indipendenti e imparziali per diventare “tribunali speciali”.

Noi continuiamo testardamente a credere che il comportamento di chi dovrà giudicare i nostri ricorsi sarà corretto, imparziale e indipendente.

Se così non sarà non ci faremo certamente rinchiudere nella gabbia dell’autodichia e ci avvarremo di tutti i diritti che la Costituzione e l’Europa garantiscono a tutti i cittadini per avere un giudizio equo."

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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