Crisi di governo e rispetto della Costituzione - Riflessione di Falomi sul ruolo dell'Associazione

Crisi di governo e rispetto della Costituzione - Riflessione di Falomi sul ruolo dell'Associazione

Crisi di governo e rispetto della Costituzione – Riflessione di Falomi sul ruolo dell’Associazione

Pubblichiamo la riflessione di Antonello Falomi (foto) sul tema "Crisi di governo e rispetto della Costituzione" e sul ruolo non partigiano che può avere l'Associazione degli ex Parlamentari, di cui Falomi è presidente, nel richiamare i protagonisti istituzionali e politici ad osservare in modo sostanziale le regole indicate dalla Carta fondamentale per affrontare correttamente i passaggi anche più critici e difficili della vita pubblica:

Crisi di governo e rispetto della Costituzione
di Antonello Falomi

Per il suo carattere intrinseco, l’Associazione degli ex-parlamentari della Repubblica di fronte a una crisi di governo non può e non deve parteggiare per nessuna delle soluzioni che gli schieramenti politici propongono.

Ogni iscritto ha alle spalle una cultura e una esperienza politica e parlamentare che definisce le sue preferenze politiche attuali e il suo punto di vista sulla crisi.

Un punto di vista che anche se incontrasse il consenso della maggioranza degli iscritti non potrebbe essere imposto a chi ne ha un altro se non a prezzo di distruggere il carattere unitario della Associazione.

L’Associazione può, invece, esprimere una sua opinione sul rispetto o meno delle regole stabilite dalla Costituzione per affrontare e risolvere una crisi di governo.

A questo proposito si può dire che nella storia della Repubblica quasi mai l’apertura di una crisi e la sua conclusione, si sono svolte nel rispetto delle regole costituzionali.

Da questo punto di vista, il Governo Conte non fa eccezione.

Di fronte alla decisione di Italia Viva di ritirare dal Governo i propri ministri, la scelta del Presidente del Consiglio di presentarsi alle Camere e di porre la fiducia sulle proprie comunicazioni, aveva acceso la speranza che finalmente si tornasse nell’alveo della Costituzione.

Ma si è trattato di un fuoco di paglia: il modo con cui è stata votata la fiducia, ci ha fatto ripiombare di nuovo nelle solite prassi.

L’articolo 94 della Costituzione stabilisce che “ciascuna delle Camere accorda o revoca la fiducia mediante mozione motivata e votata per appello nominale”.

La ratio di questa disposizione è evidente: consentire ai singoli parlamentari e ai gruppi di esprimere il voto di fiducia sulla base di un chiaro e preciso indirizzo politico.

La mozione motivata consente, cioè, a ciascun parlamentare di assumersi, di fronte ai cittadini, anche in dissenso dal proprio partito, la responsabilità di una scelta trasparente, chiara e impegnativa e di allontanare da sé il sospetto di una scelta di pura convenienza personale.

Purtroppo così non è stato e la fibrillazione politica in vista del voto sulla Relazione del Ministro della giustizia ne è la conseguenza.

Basta leggere la mozione su cui il Governo Conte ha ottenuto la fiducia al Senato che recita:
“Il Senato, con riferimento alle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri, le approva”.

A parte gli aspetti grammaticali della frase e il suo contenuto che sembra attenuare una adesione più convinta alle comunicazioni del Presidente Conte, la mozione è priva della motivazione richiesta dalla Costituzione.

Il semplice riferimento alle comunicazioni del Presidente del Consiglio non è sufficiente a fornire le motivazioni richieste dalla Costituzione.
Sul tema della giustizia e della sua riforma, ad esempio, nelle comunicazioni di Conte non vi è stato nessun riferimento all’argomento e men che mai è stato delineato un chiaro indirizzo politico in materia, nonostante che dal dibattito fossero venute chiare sollecitazioni in proposito.

Ciò può significare, in concreto, che gli indirizzi politici in materia, precedenti al voto di fiducia, non potrebbero più essere riproposti se non a prezzo di pesanti ripercussioni sulla stabilità del governo, come i fatti si sono incaricati di dimostrare.

L’assenza di una mozione motivata alla base del voto di fiducia è solo uno dei tanti aspetti attraverso cui passa l’espropriazione del ruolo del Parlamento e dei parlamentari da parte dei partiti quando pretendono di portare avanti i loro obbiettivi o di risolvere i loro problemi aggirando o violando le regole stabilite dalla Costituzione, dalle leggi e dai Regolamenti.

L’abuso della decretazione d’urgenza; la presentazione al Parlamento di testi di legge governativi privi dei requisiti costituzionali della omogeneità di materia e della suddivisione in articoli; la continua richiesta di voti di fiducia per risolvere problemi di maggioranza; l’uso politico di istituti parlamentari come quelli delle autorizzazioni a procedere o dell’autodichia, sono solo alcuni esempi di quel processo, in atto da tempo, di sottomissione del Parlamento al Governo e agli equilibri politici che lo sorreggono.

Ciò che sorprende, di fronte allo stravolgimento dei rapporti previsti dalla Costituzione tra Parlamento e Governo, è l’atteggiamento dei partiti divisi tra una autolesionistica incoscienza e una acquiescenza consapevole alle pulsioni antiparlamentari.

Come ex-parlamentari conosciamo perfettamente, per le vicende che ci hanno riguardato direttamente, di che pasta sono fatte quelle pulsioni.

Il nostro impegno è contrastarle, come stiamo facendo, in ogni sede.

In occasione di questa crisi penso sia nostro dovere lanciare alle forze politiche, ai gruppi parlamentari e ai vertici istituzionali che hanno un ruolo nella sua gestione e nella sua soluzione, un appello per invitare tutti al rispetto delle regole costituzionali e ad assumere come parte fondante delle soluzioni che proporranno al Paese per uscire dalla crisi un esplicito e chiaro impegno a una netta inversione di tendenza dei processi, in atto ormai da troppo tempo, di umiliazione e di espropriazione del Parlamento e dei parlamentari.

Sappiamo che tutto questo non basta per affrontare la complessità di una crisi che viene da lontano e che è crisi dei partiti, delle loro culture politiche e degli assetti economici e sociali della nostra società e che la pandemia ha squadernato di fronte ai nostri occhi.

Il nostro appello vuole essere solo un piccolo passo che, tuttavia, può aiutare i responsabili politici a far muovere il Paese nella giusta direzione.

Crisi e rispetto della Costituzione

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