Marco Travaglio, dimenticandosi di volersi proclamare e apparire come il più fiero paladino dell’autonomia della Magistratura, nel caso della vicenda giudiziaria sui vitalizi, invece, fa propria la tesi dei suoi più acerrimi nemici che vorrebbero subordinare il potere giudiziario al potere politico.
Per lui, evidentemente, il tribunale e i giudici possono essere autonomi solo se decidono secondo i desiderata politici del M5S.
Per impedire, agli ex parlamentari di ricorrere ai giudici ordinari e di arrivare fino alla Corte Costituzionale, ci aveva spiegato un anno fa che il taglio dei vitalizi dovesse essere fatto con semplice delibera degli Uffici di Presidenza e non con una legge.
Faceva il tifo per l’autodichia, perché convinto, come Di Maio, che “i giudici interni” fossero politicamente più malleabili.
Resosi conto, però, che i “giudici interni” si comportano da giudici e non sembrano disponibili a fare da cinghia di trasmissione delle forze politiche che li hanno espressi, tenta di far saltare il banco cercando di impedire alla Commissione contenziosa del Senato di pronunciarsi.
A questo scopo, in compagnia del misterioso quotidiano “la Notizia”, chissà perché distribuito gratuitamente nelle farmacie, ha montato sul suo giornale una violenta campagna di stampa di delegittimazione dei giudici con l’evidente obbiettivo di azzerare l’organo giudicante o quantomeno di fornire ulteriori pretesti agli esponenti del M5S per organizzare nuove manovre dilatorie, come è già accaduto con le dimissioni della Senatrice Evangelista che hanno provocato il rinvio di oltre tre mesi di ogni decisione.
Secondo il giornale diretto da Marco Travaglio i giudici messi sotto tiro sarebbero in conflitto di interessi perché amici di uno dei ricorrenti.
Il che è veramente singolare considerato che è abbastanza prevedibile che nel mondo limitato del Parlamento possano esserci rapporti di conoscenza e di amicizia.
Comunque, se questa motivazione avesse avuto un qualche barlume di verità, sarebbe dovuta bastare la decisione presa dal ricorrente chiamato in causa di ritirare il ricorso per mettere fine a una campagna di stampa ridicola e farlocca su un inesistente conflitto di interessi.
Così non è stato perché si vuole che gli organi giudicanti delle Camere non decidano nulla che possa essere in contrasto con le opinioni del M5S.
Si vuole che la forza del diritto sia schiacciata dal diritto della forza.
Si vuole nascondere all’opinione pubblica che il vero conflitto di interessi viene da quei giudici che tradiscono il principio di imparzialità e si fanno espliciti portatori degli interessi politici del proprio partito e del loro interesse personale a difendere quegli interessi.
Non si può stare in un collegio giudicante come se si stesse in un organo politico.
Gli organi di tutela giurisdizionale non possono essere organi politici in balia delle contingenti maggioranze.
Non saremmo più di fronte a organi di giustizia imparziali ma a “tribunali speciali” tipici di una cultura illiberale.
L’autodichia delle Camere non può essere ridicolizzata e svuotata da comportamenti che in spregio alla Costituzione e allo Stato di diritto, la trasformino in arbitrio politico.
Antonello Falomi