Pubblichiamo questo ricordo di Gerardo Bianco di Mario Tassone, a lungo insieme nella Presidenza dell'Associazione e suo compagno di partito.
Quando se ne va una persona con la quale vi è stata una importante esperienza se ne va anche parte di te.
Ma nella vita non c’è nulla esclusivamente tuo.
Anche gli “ ego” più resistenti si debbono riconoscere (almeno quelli che hanno in fondo il dono dell’umiltà) che la nostra vita si intreccia con quella degli altri.
Le soddisfazioni ,le gioie, i tormenti, i traguardi e le speranze non sono i tratti della solitudine e dell’auto sufficienza ma di un rapporto con gli altri.
Le vittorie e le sconfitte le condividi o li raffronti con gli altri.
Se questi altri non ci fossero sarebbe tutto piatto.
La morte di Gerardo Bianco mi da questa sensazione come se anche una parte della mia storia terminasse. Ma la storia non si cancella. Le belle storie continuano a vivere attraverso i ricordi che si fanno più nitidi.
I vuoti sono colmati, vicende celate dalle passioni del momento appaiono più chiare e i tanti interrogativi inseguiti nel tempo, hanno finalmente le risposte.
Conobbi Gerardo Bianco all’Assemblea dei parlamentari della Democrazia Cristiana di inizio legislatura nel 1976.
Io ero alla mia prima legislatura Gerardo no. Ricordo che fu uno dei pochi in quella sede a parlare.
Fece un discorso breve ma rivelatore di una disponibilità umana, vera e profonda.
Gerardo fu un amico paziente con una grande capacità all’ascolto.
Per molti di noi divenne un collega nel vero senso del termine che ha accorciato distanze fastidiose.
Dialogava con tutti.
Aveva tempo da dedicare ai rapporti ritenendolo altamente produttivo pe la istituzione parlamentare.
Quando si candidò alla presidenza del gruppo parlamentare della D.C. della Camera dei Deputati, fuori dalla logica delle correnti ,riuscì a prevalere su Galloni, potente esponente della sinistra di base, candidato dalla segreteria politica.
Anche io lo votai.
Fu un capo gruppo premuroso che ci coinvolse tutti.
Finiva l’era dei deputati con diverse gradazioni ma tutti avevamo le stesse opportunità da cogliere.
La storia di Gerardo Bianco, come quella di molti di noi, è legata alla scissione del PPI che ci divise nell’aprile del 1995.
Io ero capo della segreteria politica di Buttiglione.
Per un certo periodo ci furono due PPI quello con Buttiglione segretario e il PPI con segretario Gerardo.
Le nostre visioni non coincidevano.
Gerardo e molti amici erano convinti che la scelta a sinistra segnava una fase nuova per i cristiani democratici.
Per me e per gli altri era il percorso che avrebbe portato a disperdere il patrimonio politico del popolarismo cattolico e dei cristiani democratici.
L’Ulivo, la Margherita sono stati il sugello di una resa. Gerardo fece il Segretario del PPI con passione, dialogando sempre con umiltà.
Non gli venne mai meno la volontà di continuare ad essere democristiano anche quando si distendeva la fitta rete di un potere senza aggettivo.
Sostanzialmente non accettò mai che il patrimonio ideale d.c. subisse l’onta dell’oblio e della resa.
Ha sofferto molto per le troppe defezioni morali e politiche.
Rimase coerente fino alla fine.
Aveva accettato di fare il segretario del PPI per continuare la sua esperienza coerente ai suoi valori e non per disarmare.
Sollecitava me e altri a non abbandonare gli antichi ideali.
Gerardo non ha mai ceduto alle lusinghe.
Se ne va con il rimpianto di tutti.
Ci mancheranno i Suoi consigli.
Ma il ricordo di Lui ci darà la forza a continuare.
La forza della fede e della passione civile che hanno illuminato il cammino terreno di Gerardo Bianco: uomo di immensa cultura e di grande umanità.
Mario Tassone