Niente da fare. Il tarlo del trasformismo continua ad essere un elemento costitutivo della politica italiana. Una costante storica che, purtroppo, non è stata affatto archiviata. Anzi, ha ripreso vigore e forza in una stagione dove la politica è sempre più frutto e conseguenza di un continuo mercanteggiamento e cambiamento di opinione. Con tanti saluti a qualsiasi straccio di coerenza politica e di lungimiranza culturale. È appena sufficiente osservare il dibattito attorno alla costruzione delle alleanze e coalizioni politiche per rendersene conto. Cambiamenti repentini di posizione, nessun dibattito interno ai partiti per decidere l’inversione di rotta e, soprattutto, una coerenza che viene sistematicamente sacrificata sull’altare della convenienza personale e dei rispettivi ed autoreferenziali gruppi dirigenti.
Insomma, quando la politica diventa solo ed esclusivamente la ricerca del potere e la dialettica interna ai partiti viene interpretata come una semplice perdita di tempo e quindi espulsa quasi per statuto, è del tutto naturale che prosperano tanto il trasformismo politico quanto l’opportunismo parlamentare. Ma, prima o poi, la rotta va pur invertita. Pena la decadenza progressiva della nostra democrazia e la caduta di credibilità delle nostre istituzioni democratiche