"Le Assise della città di Napoli" - Un intervento, in ricordo di Francesco De Notaris

"Le  Assise della città di Napoli" - Un intervento, in ricordo di Francesco De Notaris

“Le Assise della città di Napoli” – Un intervento, in ricordo di Francesco De Notaris

In ricordo di Francesco De Notaris (foto), a due mesi dalla scomparsa, pubblichiamo il suo intervento introduttivo al volume "Avere memoria, costruire il futuro", edito da "La Scuola di Pitagora editrice" (in coda, al testo, la quarta di copertina illustra il contenuto del volume e delinea un profilo dell'autore). In questo testo, che ragiona delle "Assise della città di Napoli e delle Assise del Mezzogiorno d'Italia", c'è tutta la sensibilità, la cultura e l'esperienza di umanità di Francesco.

Avere memoria, costruire il futuro

Presentazione

Francesco De Notaris

 

Il tempo è superiore allo spazio.

Avere parole di speranza è guardare al tempo, al futuro; lo spazio, il nostro spazio, è sempre chiuso e ci chiude.

Parliamo da cittadini europei in un tempo in cui si manifesta un arretramento di democrazia e guardiamo al mondo che è il nostro spazio ed esige tutto il nostro tempo per lungo tempo.

Questa iniziativa editoriale delle Assise, ideata nel marzo 2019, ha un senso e si colloca in un momento della nostra storia iniziata negli anni ’90 del secolo scorso.

La pubblicazione vuole informare su un’esperienza ed i testi, sia scritti in tempi trascorsi e sia più recenti, contengono proposte, si riferiscono ad una realtà che, nei dati fondamentali, rappresenta continuità e lentamente evolve. Propositi, promesse, progetti, attese e disillusioni, speranze, successi e fallimenti, sprechi ed opere incompiute, occasioni perdute ed esaltanti realizzazioni: la solita storia di Napoli e del Mezzogiorno.

Si scrive Napoli. Si legge Mezzogiorno e questione meridionale, questione nazionale ed europea.

Tale iniziativa ricorda il passato ed apre al futuro, perché non vogliamo apparire prigionieri del passato. Sappiamo di essere in un tempo che richiederebbe grande riflessione e discernimento ed approccio dialogico perché le tematiche sono planetarie e interconnesse in un mondo in cui camminare sul sentiero della pace e della giustizia aprirebbe grandi prospettive per l’umanità.

Accade che la ricerca quotidiana del potere per il potere dell’oggi impedisce la visione del futuro e nega il proprium della politica. E non ci può essere buona politica senza politici anzitutto competenti, rispettosi della Costituzione della nostra Repubblica parlamentare.

Oggi dinanzi a domande vere, di senso, le risposte spesso risultano inadeguate, false. E la politica è ripiegata sul presente, non progetta il futuro.

Il percorso delle Assise si è svolto illuminato dal senso dello Stato, all’interno del disegno costituzionale, che non è organizzazione ma idea di civile convivenza, in funzione del bene comune. Illusione? No. Il popolo va educato ad esercitare la sovranità che gli appartiene.

La utopia che immagino affratella non alla maniera della massoneria o delle lobby ma nella limpidezza, con gentilezza come tra viaggiatori in un comune viaggio.

Sono trascorsi ben ventotto anni da quando l’idea divenne realtà.

Il volume non fa la storia delle Assise.

La storia delle Assise è nella storia della Città. Direi nella storia del Meridione. Non è una storia da conservare in un museo. È storia che serve per creare nuova storia.

La testimonianza offerta dal Presidente della Camera on.dr. Roberto Fico non appartiene alla formalità.

Il Presidente esalta la memoria, che costruisce il futuro. Il Presidente rende testimonianza e attesta che le Assise hanno svolto e svolgono un ruolo determinante per la crescita della coscienza civile e lo ricorda a quanti hanno coltivato la disattenzione.

L’occasione prossima per la nostra pubblicazione è stata la visita di Papa Francesco alla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia meridionale – sez.San Luigi – il 21 Giugno 2019 in occasione del Convegno organizzato dai Padri Gesuiti: “La teologia dopo la Veritatis Gaudium nel contesto del Mediterraneo”. Il Pontefice ha pronunciato un discorso incentrato sul tema dell’incontro e del dialogo, dopo la profetica dichiarazione firmata ad Abu Dhabi sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, che va vissuta.

“Il Mediterraneo, il lago di Tiberiade del nuovo Universo delle Nazioni: le Nazioni che sono nelle rive di questo lago sono nazioni adoratrici del Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, del Dio vero e vivo”, così nella intuizioni di La Pira. Oggi il Mediterraneo è teatro di conflitti e la spesa militare nel 2019 è stata di 27 milardi di dollari.

Il libro era pronto per essere stampato quando un ospite non gradito è comparso col suo carico di morte e di inattesi sconvolgimenti: il covid 19, che ha annullato ogni barriera ed ha mostrato la fragilità dell’uomo ed annullato ogni confine.

Ed ecco quanto mai opportuno l’intervento dello scrittore on. Pierfrancesco Majorino, un lombardo con radici al Sud, Parlamentare europeo e componente delle Commissioni sviluppo, della Delegazione alla Commissione parlamentare mista UE-Turchia e della Delegazione alla Assemblea parlamentare dell’Unione per il Mediterraneo.

Il Manifesto delle Assise indica il dialogo come metodo essenziale per la ricerca della verità anche sulle condizioni e sui problemi della società.

Il Presidente del Comitato scientifico prof. Giuseppe Comella, al quale siamo grati, ha guidato e guida le Assise con saggezza e lungimiranza, contribuendo con coraggiosa assunzione di responsabilità realizzando una presenza discreta, non gridata, manifestando con stile una vocazione di servizio verso la comunità, nel rispetto delle Istituzioni dello Stato e delle persone che pro tempore ne sono rappresentanti e garanti.

Si motiva così ogni iniziativa che le Assise hanno assunto nella loro vicenda.

“Le Assise sono centri di tenuta civile, così come l’Istituto Italiano per gli Studi Storici e l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici”, affermò l’avv. Gerardo Marotta, intervistato il 21 Maggio 2008 da ‘L’Unità’. Obiettivo dichierato era la formazione di una classe dirigente degna di questo nome.

Il libro offre una panoramica, ricorda fatti, episodi e persone. Gli scritti relativi a momenti della nostra storia sembra non abbiano tempo ed hanno dato significato ad esistenze fatte di studio e ricerca.

Alcuni Autori narrano esperienze vissute, altri offrono sollecitazioni originali, utopie non illusioni, sogni inseguiti e realizzati e propongono per il futuro, diffondendosi su problematiche significative, anche con qualche ingenuità. Abbiamo fatto l’esperienza di aver tentato di mettere insieme competenze e sogni, senza avere perso contatto con la realtà. Ce ne era bisogno. Si nota, nella libertà, la nobiltà di chi scrive ed una ispirazione unitaria tesa a virtuosi obiettivi.

Gli Autori hanno scritto ed hanno disegnato un quadro leggibile come una proposta. Articoli come tasselli di un mosaico.

Un mosaico composto dai numerosi partecipanti alle Assise, che ricordo entusiasti ed assidui fin dai tempi in cui con i Fondatori si riunirono presso la Chiesa di san Francesco delle Monache in via Santa Chiara, e poi ospitati in Palazzo Marigliano dalla dr. Maria Rosaria de Divitiis, Soprintendente archivistico per la Campania ed ancora nel medesimo palazzo presso il Teatro ‘Tinta di Rosso’ con Prospero Bentivenga e Carmen Luongo ed infine in Piazza Santa Maria degli Angeli nella sede della Società di Studi politici con i giovani studiosi che hanno dato vita al Bollettino e sempre all’Istituto in via Monte di Dio a Napoli, alla presenza dell’Avvocato.

Le Assise non hanno prodotto progetti cantierabili, né programmi di governo. Molto semplicemente hanno invitato a riflettere, hanno chiesto ciò che tutti i cittadini vogliono per sentirsi in armonia con i migliori desideri.

Le Assise sanno che il sud non decolla senza lavoro e industrie, senza infrastrutture e sistemi di comunicazione adeguati, senza la crescita della coscienza civile, senza formazione e cultura.

Le Assise sperano che alle dichiarazioni di intenti i nostri governanti siano rispettosi e facciano seguire le realizzazioni secondo le giuste aspirazioni dei concittadini.

“Il passato è il prologo, il futuro è nelle vostre mani e nelle mie” scrisse Shakespeare nel secondo atto de ‘La tempesta’.

Il futuro è nella grande utopia dell’avvocato Gerardo Marotta.

Il governo mondiale era il sogno dell’avvocato. Uomini educati alla filosofia, l’utopia della Sua vita, amanti della pace, condizione necessaria per l’auspicato cambiamento in meglio.

Cambiamento a cominciare dalle politiche economiche che oggi non sono a servizio della persona.

Avere accettato da parte dei coautori di contribuire alla pubblicazione di questa opera è un riconoscimento del ruolo positivo delle Assise e li ringrazio insieme ad ogni componente del Comitato scientifico: uomini liberi, consapevoli che l’idea esige che diventi realtà.

Numerose sono le iniziative coraggiose e lungimiranti illustrate nel nostro Mezzogiorno e dalla cronaca cittadina. Occorre che le splendide individualità, che sono numerose, facciano sistema e che ogni cittadino sia soggetto di speranza.

Fare la fotografia della Città sarebbe stato semplice. Abbiamo pensato di far parlare chi, capace di proporre e realizzare, ha scommesso su esperienze innovative.

Esperienze innovative che invocano ancora il sogno: il sogno di una Città, di un Paese intero che merita utopia e non illusioni. È sogno credere in una Città normale? In un mondo in pace?

Il volume è stato pensato, ripeto, anche per testimoniare a Francesco, presente il 21 Giugno 2019 in Città, quindi Ospite “di un posto bellissimo simbolo di una bellezza da condividere, aperta a tutti”, che Napoli è sede di donne ed uomini di buona volontà, uomini di fede o no, che, laicamente, hanno a cuore la dignità ed i diritti di ogni persona.

Il libro sollecita i giovani ad impegnare energie innovative, gli studiosi ad armarsi di idealità forti per contribuire a formare un concerto, a produrre armonia, a vincere il rumore sordo, ogni chiusura, ogni limitazione alla solidarietà, ogni individualismo ed interesse esclusivamente particolare.

Non manca l’invito agli uomini delle Istituzioni, dell’Accademia, delle professioni e così via ad essere più consapevoli della responsabilità che hanno verso i concittadini, i quali sono chiamati ad essere virtuosi.

Implicito l’invito ai giornalisti, alle donne ed agli uomini dell’informazione di vivere il giornalismo esaltando la deontologia professionale.

Presenti diversità di opinioni. È una caratteristica delle Assise quella di aver favorito il confronto ed il coinvolgimento. Siamo uniti pur essendo diversi. Tutti manifestano generosità e amore per la nostra terra, per la Terra.

Le assemblee che si sono susseguite per anni in luoghi ben definiti della Città hanno coinvolto numerosi cittadini, che nel tempo si sono succeduti in un’opera propositiva di alto valore civico.

Auspico con i Componenti del comitato scientifico che altre donne ed uomini, consapevoli della realtà in cui tutti siamo immersi, sappiano offrire un contributo fattivo per il raggiungimento del bene comune.

Il volume riporta anche testi di Protagonisti della famiglia delle Assise che hanno concluso la loro testimonianza di vita. Costoro sono persone alle quali la Città deve guardare con rispetto e riconoscenza.

Non una comunità senza memoria. Non è possibile operare per il futuro senza fare memoria.

Le “Assise della Città di Napoli e del Mezzogiorno d’Italia” indicano un obiettivo, suggeriscono il percorso dello sguardo, di un’attenzione verso Napoli, quasi luogo ideale che rappresenta tutto il Mezzogiorno, oggetto di studio, di riflessione, di dibattito, di speranze e delusioni, di progetti e di realizzazioni.

Ed abbiamo anche un Mezzogiorno vittima di luoghi comuni, inascoltato, incompreso e privato di fondi dovuti.

Le Assise nella loro storia, su sollecitazione dei Fondatori, di Gerardo Marotta e di Antonio Iannello, hanno guardato essenzialmente alla necessità della formazione, dell’istruzione e dello studio della filosofia, del latino, della storia, delle lettere italiane e hanno sempre mantenuto, rispettosi e valorizzatori dei beni ambientali, paesaggistici, culturali, il filo rosso intorno alla questione meridionale, questione nazionale, europea, comune ai numerosi sud del mondo. Per tale obiettivo furono coinvolti anzitutto Alda ed Elena Croce, Aldo Masullo, Guido Donatone.

Una più articolata documentazione è nel sito www.napoliassise.it, napoliassise, curato dalla prof. Antonia Manca. È evidenziata gran parte del lavoro svolto.

L’avvocato Gerardo Marotta costituì il 17 Maggio 1975 l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici con l’ambasciatore Enrico Cerulli, con Elena Croce, Pietro Piovani, Giovanni Pugliese Carratelli. Fu testimone della novità della legge che istituì la Cassa del Mezzogiorno il 10 Agosto 1950, ne vide gli aspetti positivi ed il grande difetto delle concessioni. Industrie del nord e imprenditori corsero al sud per le favorevoli condizioni che venivano loro offerte.

Il finanziamento prevedeva 100 miliardi di lire per ogni anno e per dieci anni. La storia della Cassa è storia del sud.

La Cassa costruì acquedotti, grandi opere, fogne, strade, reti elettriche, scuole, ospedali. Fu soppressa il 6 Agosto 1984. Ancora oggi le opinioni sull’operato della Cassa sono divergenti. C’è da ricordare che l’intervento straordinario ha migliorato notevolmente le condizioni di vita del Sud e del Paese. Successivamente, con l’avvento delle Regioni, la politica mutò indirizzo. Oggi il divario tra nord e sud è aumentato.

Il Corriere della Sera del 13 Settembre 1972 titolò: “il divario tra nord e sud sarà colmato solo nel 2020”. Era questa la previsione del prof. Saraceno. La previsione non è divenuta realtà. Superfluo indicare motivazioni e criticità.

Le concessioni regolate da una legge del 1929 favorirono anche corruzione e lavori inutili e ‘cattedrali nel deserto’.

Ricordo soltanto come la costruzione delle dighe del Menta in Calabria devastò il clima ed il paesaggio della Magna Grecia.

Marotta con Buzzati Traverso si oppose alla speculazione ed alla corruzione e Pasquale Saraceno denunciò ‘il blocco sociale’ che ha depredato il Mezzogiorno.

Il ‘blocco sociale’ fu per Marotta il terreno di coltura di ogni impresa parassitaria, di ogni illecito arricchimento, di ogni spreco dei fondi pubblici, di ogni iniziativa inutile e dannosa per le popolazioni.

Ecco che le Assise hanno eletto Napoli per il proprio impegno perché, se Napoli prospera, ne riceve benefici il sud d’Italia, l’Italia intera, l’Europa. Il blocco sociale aveva a Napoli la testa, ed i tentacoli nelle regioni meridionali. L’opposizione a Marotta si consolidò a Napoli. Marotta fiutò ogni pericolo e, a proposito dei concessionari e progettisti e dell’uso delle risorse, raccontò: “andai da diversi professori universitari per segnalare il problema. Mi risposero di non fare il Don Chisciotte”.

Gerardo Marotta ha pensato alle Assise perché divenissero occasione per far comprendere “ai governanti dell’Europa di oggi, che è la sapienza che deve farsi Stato, non la tecnologia, non il mercato, non la ricchezza, non l’alta finanza, non la finanza predatrice ma la cultura, la grande cultura e la formazione delle nuove generazioni, la ripresa degli studi, la rinascita degli studi. Questo è il messaggio!”.

“Saraceno, che ha sempre insistito sulla necessità dell’intervento straordinario e ha sempre cercato di far capire che il vero problema è nell’uso che di questo strumento viene fatto, ha visto che col passare degli anni esso è diventato preda di famelici appetiti e fonte esso stesso di clientelismo e corruttela. Intorno alla spesa pubblica nel Mezzogiorno, egli afferma, si è costituito un nuovo «blocco sociale», «molto più radicato e diffuso, e quindi molto più forte, del vecchio “blocco agrario”». È all’azione di questo blocco sociale che si deve il deperimento della politica meridionalistica, sostituita da interventi parziali per far fronte a questa o a quella emergenza «con il ricorso sempre più frequente a procedure e strumenti speciali e derogatori». In queste parole c’era la piena consapevolezza, come possiamo testimoniare, della rapina e del saccheggio della pubblica ricchezza da parte di forze neofeudali che nulla hanno a che fare con autentiche forze produttive, ma sono soltanto espressioni «di un passato lazzaronesco e feudale» e di «residui socio-culturali». Quando denunciava procedure e strumenti derogatori o l’uso distorto delle risorse, Saraceno si riferiva a quelle cattedrali nel deserto consapevolmente destinate alla rottamazione e che costarono al pubblico erario somme che avrebbero potuto salvare l’infanzia di interi paesi sottosviluppati, pensava a tutte quelle risorse impegnate in faraonici megaprogetti, pensava alle grandi dighe inutili, ai giganteschi ed inefficienti impianti di depurazione, alle rovinose cementificazioni di argini, agli infiniti lavori pubblici i cui progetti non furono mai valutati o rigorosamente valutati e spesso anche non approvati formalmente, ma eseguiti con la più spietata devastazione dell’ambiente e con spreco immenso di denaro pubblico. Già nel 1901, la Commissione d’inchiesta sull’Amministrazione comunale di Napoli, presieduta da Giuseppe Saredo, aveva stigmatizzato i tentativi delle ditte appaltatrici di ottenere da uffici pubblici compiacenti anticipazioni in deroga alle leggi sulla contabilità dello Stato e delle Amministrazioni locali. L’inchiesta Saredo aveva denunciato una tremenda situazione di corruzione e di illegalità che riguardava gli strati più bassi della popolazione, ma coinvolgeva direttamente anche le classi sociali più elevate, che venivano definite «alta camorra» formata «dai più scaltri e audaci borghesi». Dopo novanta anni, i risultati della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla ricostruzione del dopo terremoto, presieduta da Oscar Luigi Scalfaro, saranno la testimonianza che quei «tentativi» erano stati ben poca cosa rispetto alla gigantesca rapina – cinquantamila miliardi di denaro pubblico elargito a trattativa privata e in deroga alle leggi sulla contabilità dello Stato – che borghesia speculativa e potere politico-camorristico erano riusciti a realizzare, approfittando di una grande sciagura nazionale e in nome dell’emergenza: di quella emergenza, scriveva Saraceno, che viene sempre invocata per ottenere in continuazione deroghe e procedure distorte che, a loro volta, producono sempre nuove emergenze e nuovi disastri” (Marotta).

Ed un gruppo di cittadini ha sposato le idee di Marotta per costruire un processo in vista di obiettivi, per continuare ad esercitare un vincolo morale in questo sud nel quale Napoli deve esaltare la sua storia, la sua posizione geografica, la sua vocazione culturale nel Mediterraneo, in Europa.

La cultura è parte fondamentale della politica in una storia in cui chi c’era prima aiuta chi viene dopo e chi viene dopo deve avere riconoscenza per la fatica di chi lo ha preceduto.

Oggi percepiamo altri pericoli per la coesione nazionale ed europea. Con il regionalismo differenziato da bocciare assolutamente si mina l’unità del nostro Paese e non sarebbe più sostenibile il debito pubblico statale. Nessun accordo di governo è lecito se si gioca sulla unità, sulla stabilità, sulla storia del Paese.

La mancanza di un progetto per la nostra Italia si sposa con un pensiero che vuole ridurre il ruolo del Parlamento, e la scarsa partecipazione democratica è denunciata mentre nulla si intraprende per ovviarvi.

Intanto le politiche economiche per la crescita sono assenti; industrializzazione e infrastrutture inadeguate, investimenti produttivi non alimentano l’innovazione necessaria; la redistribuzione del reddito ne soffre e crea lo ‘scarto’, l’evasione determina un carico fiscale sui cittadini rispettosi delle norme e la pervasività della azione della criminalità va di pari passo con la lentezza della giustizia. Non si punta sulla formazione e si tagliano i fondi per la salute, la cultura e l’istruzione. Gli articoli 33 e 34 della Costituzione determinano, se attuati, eguaglianza e possibilità di concorrere alla crescita della società.

Si parla del lavoro e non si assumono sostanziali provvedimenti governativi.

Si parla di tutela della salute e si taglia prevenzione, cura, riabilitazione e posti negli Ospedali.

Si parla di periferie e le moltiplichiamo. Anziché favorire l’incontro tra i diversi continuiamo a non integrare.

Si parla di solidarietà e non si educano né si favoriscono i giovani nell’esercitarsi al servizio degli altri.

Parliamo di uguaglianza e invece i fattori di differenziazione sociale scavano fossati.

Diffusissime la corruzione e l’illegalità.

Avvertiamo che questioni epocali quali quella della mobilità e poi dell’emigrazione non sono affrontate adeguatamente, anzi sono proposte in maniera distorta a fini propagandistici e non si interviene politicamente ed economicamente verso i Paesi dell’Africa e del Medio Oriente per aiutarne lo sviluppo e fermare il commercio delle armi e le guerre convenzionali ed economiche. E neanche si eleva l’indignazione e la protesta a causa dei diritti negati, delle morti che non fanno notizia, di tutte le vittime di ingiustizie alle quali non siamo estranei ma complici. E non sono forse vittime di ingiustizia i numerosi bambini nati in Italia, studenti in Italia, italiani nel cuore, italiani per formazione, ma esclusi dalla cittadinanza a causa di genitori nati in altre nazioni?

Movimenti opportunistici cavalcano indifferentemente disagio, protesta, progetti per la così detta secessione dei ricchi, perseguendo suggestioni finanche eversive, mascherate con parole accattivanti.

L’idea europeista è sottoposta a critiche e a logiche di cortile, che non costruiscono la pace, scatenano egoismi che invocano muri veri o virtuali. La globalizzazione non governata aiuta alcuni e distrugge altri.

Costruire l’Europa politica è un obiettivo ineludibile. Omogeneità nel sistema fiscale e per le norme sul lavoro sono punti fondamentali per creare unità, in una Europa comunità democratica parlamentare.

Ancora oggi dobbiamo elencare molte forme di nuove schiavitù a cui sono sottoposti milioni di uomini, donne, giovani, bambini.

“Incontriamo ogni giorno famiglie costrette a lasciare la loro terra per cercare forme di sussistenza altrove; orfani che hanno perso i genitori o che sono stati violentemente separati da loro per un brutale sfruttamento; giovani alla ricerca di una realizzazione professionale ai quali viene impedito l’accesso al lavoro per politiche economiche miopi; vittime di tante forme di violenza, dalla prostituzione alla droga, e umiliate nel loro intimo.
Come dimenticare, inoltre, i milioni di immigrati vittime di tanti interessi nascosti, spesso strumentalizzati per uso politico, a cui sono negate la solidarietà e l’uguaglianza? E tante persone senzatetto ed emarginate che si aggirano per le strade delle nostre città?” “Questa economia uccide.” (Francesco)

Sogno un futuro del tutto migliore del nostro presente. Sogno che i figli, i nipoti di quanti oggi vivono questa storia, i nostri nipoti, coloro che non conosceremo e non ci hanno conosciuti, abbiano di noi buona memoria e ci credano uomini di buona volontà e siano sempre consapevoli che è l’uomo che appartiene alla Terra e la Terra è madre da custodire e onorare.

Per mantenere viva l’ispirazione originaria e per non chiuderla all’innovazione, al contributo di altre persone di buona volontà è stato costituito il “Comitato promotore delle Assise della Citta’ di Napoli e del Mezzogiorno d’Italia ispirato dall’Avv. Gerardo Marotta”, in breve “Assise di Palazzo Marigliano”.

Continuiamo a fare esperienza della continuità di intenti in una esperienza originale da consolidare, con rinnovato comune sentire, a servizio degli abitanti del nostro Mezzogiorno, anche per la costruzione di una saggia classe dirigente che sappia fare sistema, che sappia comunicare e governare.

Ecco, ripeto, la utopia che immagino apre vie virtuose, felici, emozionanti. Non è illusione.

Per una comunità è sapere costruire il futuro. Occorre realizzare il sogno.

 

 

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