In ricordo di Gabrio Nocchi, il Senatore
Parlare di Gabrio Nocchi, “il Senatore”, come amavo chiamarlo tra il serio e il faceto quando ci sentivamo al telefono o ci incontravamo insieme alla sua adorata Ines, mi è oggi tremendamente difficile. L’emozione prende il posto della ragione, perché è impossibile racchiudere in poche righe l’uomo, l’amico, il compagno di tante battaglie.
Conobbi Gabrio nel 1987 al Senato della Repubblica. Entrambi approdammo alla Commissione Pubblica Istruzione e Beni Culturali. Da quel giorno non ci siamo più separati: scoprimmo presto di aver percorso strade simili, sul piano politico e umano. Per me era un fratello. Entrambi figli di famiglie di lavoratori, arrivammo in Parlamento dopo un lungo cammino fatto di studio, impegno e passione civile.
Mi colpì subito la sua straordinaria cultura, la preparazione impeccabile, la serietà e l’umanità che sapeva infondere in ogni gesto. Era profondamente legato alla famiglia, alla sua terra, ai valori che lo avevano formato.
Gabrio aveva alle spalle una carriera istituzionale lunga e luminosa: Sindaco della sua Città di Castello per due mandati, fino al 1980; Assessore Regionale dell’Umbria con delega alla cultura e alla formazione professionale; Senatore della Repubblica per due legislature, dal 1987 al 1994, ricoprendo incarichi di grande prestigio.
Storico e filosofo di formazione, ha continuato a insegnare fino all’ultimo all’Università Popolare Umbra. Era anche un appassionato cantante lirico e uno scrittore prolifico: tra i suoi libri, una bellissima autobiografia in cui ha saputo raccontare sé stesso e la sua epoca con lucidità e poesia.
Tra le tante doti di Gabrio spiccava la coerenza. Iscritto giovanissimo alla FGCI, poi al PCI, ha sempre militato a sinistra, con una fedeltà mai dogmatica ma sempre viva, nutrita dal dialogo e dallo studio. Quante discussioni tra noi: dalle grandi questioni internazionali fino ai destini, altrettanto importanti, della sua Città di Castello! In ogni suo progetto mi rendeva partecipe, come io facevo con lui. Gabrio era anche un grande revisore dei miei scritti: nulla usciva senza passare per la sua penna lucida ed esigente.
Con lui se ne va una figura di primo piano per la sua Umbria, per la sinistra e per chi crede nella politica come impegno morale e civile. La sua famiglia può essere fiera di lui. I figli, Cecilia e Simone sempre in cima ai suoi pensieri. E Ines, la sua amatissima Ines, la compagna di tutta una vita: diceva spesso che era la cosa più bella che gli fosse capitata. L’amava di un amore grande, silenzioso e tenace come era lui.
Con Gabrio perdiamo un intellettuale colto e generoso, un politico informato e serio, ma soprattutto un uomo buono, che ha lasciato ovunque un segno di rigore e affetto.
Il Senatore Nocchi, il mio fraterno amico Gabrio, mi piace ricordarlo con le parole di Bertolt Brecht:
«Ci sono uomini che lottano un giorno e sono bravi,
altri che lottano un anno e sono più bravi,
ci sono quelli che lottano molti anni e sono ancora più bravi.
Ma ci sono quelli che lottano tutta la vita: essi sono gli indispensabili.»
Gabrio era uno di questi. E lo resterà.
Maurizio Mesoraca