Intervento del sen. De Cristofaro al Senato in ricordo del sen. Donise al Senato -

Intervento del sen. De Cristofaro al Senato in ricordo del sen. Donise al Senato -

Intervento del sen. De Cristofaro al Senato in ricordo del sen. Donise al Senato –

Seduta al Senato del 12 febbraio 2025

Sulla scomparsa di Eugenio Mario Donise
DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Signor Presidente, vorrei ricordare oggi qui con voi e con i suoi figli, Anna e Alessandro, che sono qui e che saluto, il senatore Donise, che ci ha lasciato poche settimane fa.
Eugenio Donise nasce in Irpinia nel 1941 e la sua formazione giovanile scorre nella temperie della ricostruzione. Erano anni caratterizzati da una impetuosa crescita economica, da un forte conflitto sociale e politico e da un intenso dibattito culturale. È a Napoli, città a cui rimarrà sempre legato, che parteciperà giovanissimo alla vita politica, maturando quella curiosità intellettuale che sarà poi uno dei tratti distintivi di tutta la sua vita, aderendo alla Federazione giovanile comunista italiana e diventandone nel 1963 il segretario provinciale. Sono anni cruciali, quelli, che gettano le basi del movimento del 1968, di cui Donise sarà pienamente partecipe, approfondendo una delle grandi passioni della sua vita, i libri: non solo i classici del marxismo, ma anche quelli sui principali fenomeni culturali del momento.
Con gli anni Settanta si realizzerà per lui una vera e propria scelta di vita (all'epoca si diceva così), quella dei rivoluzionari di professione, i funzionari del Partito Comunista Italiano. In quel periodo matura il rapporto con la sua compagna e poi moglie, Maria, con la quale percorrerà insieme tutta la vita fino a condividerne la conclusione, lasciandoci a pochi giorni di distanza l'una dall'altro.
Il passaggio agli anni Settanta vedrà il PCI percorso da un dibattito acceso e lacerante riguardante gli assetti del capitalismo italiano e le prospettive del socialismo. A livello internazionale, da un lato, veniva avanti una critica al sistema imperniato sull'Unione Sovietica ed emergevano esperienze come la Primavera di Praga, dall'altro lato, si approfondivano le divergenze tra l'URSS e la Cina.
Tutto questo sfociò in Italia nella nascita della rivista «il manifesto». Anche a Napoli questo provocò una rottura, ma Donise, pur nella nettezza delle scelte, non venne mai meno alla volontà di mantenere vivo il filo del dialogo. Erano gli anni che vedono emergere la figura di Enrico Berlinguer, che rimarrà sempre un punto di riferimento fondamentale per Donise.
A Napoli il PCI sarà protagonista di importanti lotte popolari e di fabbrica, fino alla drammatica vicenda del colera, che ne farà sempre di più riferimento decisivo di un nuovo blocco sociale. Poi, con le elezioni del 1975, quando Maurizio Valenzi, diventerà il primo sindaco comunista della città e il risultato straordinario imporrà al PCI di impegnare all'interno delle istituzioni, nella funzione di governo, le sue migliori energie, Eugenio Donise diventerà assessore della città.
Due momenti cruciali, come ben noto, segneranno quegli anni: il rapimento e l'uccisione di Aldo Moro e, poi, il terremoto che colpisce vaste zone del Mezzogiorno. Entreranno peraltro in crisi dal punto di vista politico, non soltanto nella città di Napoli, anche i rapporti tra socialisti e comunisti e la giunta Valenzi cadrà anzitempo nel 1983. Tutto questo mentre un rinnovato conflitto tra classe operaia e Confindustria, in particolare sul tema della scala mobile, segna il dibattito politico. Donise sosterrà con grande convinzione queste mobilitazioni e, poi, la linea che porterà al referendum.
Anche il confronto interno al PCI napoletano, con l'area guidata da Giorgio Napolitano, lo vedrà fermo nelle sue posizioni, ma al tempo stesso aperto al dialogo e alla ricerca dell'unità. Poi con la morte di Berlinguer si chiude un'intera fase storica e si avvia probabilmente a conclusione l'intera vicenda del Partito Comunista Italiano. È una fase carica, anche questa, di rottura. Con la svolta del 1989 si aprirà la strada al congresso dello scioglimento del PCI e Donise, che nel frattempo entra in Consiglio regionale, si oppone a quello che considerava un errore e sarà tra i protagonisti della mozione guidata da Ingrao, Natta e Tortorella. Anche Tortorella, come ben sappiamo, ci ha lasciato pochi giorni fa e naturalmente lo ricordiamo con grande affetto.
Poi, in un secondo momento, appoggerà il tentativo di Antonio Bassolino di salvaguardare l'unità di quel corpo politico, accettando il cambio di nome, ma ancorandolo ad una netta visione di sinistra.
Stanno iniziando gli anni Novanta, un intero sistema politico entra in crisi e un segnale di rinnovamento arriva proprio dalle città. A Napoli Antonio Bassolino diventa sindaco e per Eugenio Donise si apre una nuova fase della sua esperienza politica. Più lontano, probabilmente, da una funzione di direzione operativa del partito, la sua leadership si costituisce e in qualche modo discende dalla sua autorevolezza morale e culturale; un vero e proprio esempio limpido di rigore analitico e coerenza politica, sempre contraddistinto da un profondo tratto umano, dal rispetto verso le posizioni più distanti, anche verso gli avversari politici, e dal totale rifiuto di una sorta di volgarità indotta dal nuovo sistema mediatico. L'approdo al Senato suggella questo nuovo ruolo politico e l'attenzione verso il suo collegio, quello flegreo.
Successivamente - ho finito, Presidente, e la ringrazio - con il passaggio dal PDS ai DS non mancherà di offrire il suo contributo, ma soprattutto approfondirà il legame con l'associazione del rinnovamento della sinistra, per poi privilegiare sempre di più l'impegno culturale. La sua biblioteca, di cui abbiamo parlato poco fa con i figli, sarà un lascito per le generazioni a venire, davvero nella consapevolezza profonda che nessuna attività umana e iniziativa politica possono costituirsi senza il rigore, la fatica e la dedizione alla lettura e allo studio.
E allora davvero, stringendoci attorno ai suoi figli, vogliamo ricordare così Eugenio Donise, senatore della Repubblica italiana, militante e dirigente del PCI e di tutta la sinistra italiana. (Applausi).
PRESIDENTE. La Presidenza si associa alle parole del senatore De Cristofaro per il ricordo del senatore Donise e rivolge un commosso saluto ai figli e agli amici che sono presenti in tribuna.
Invito l'Assemblea a un momento di raccoglimento. (Il Presidente e l'Assemblea si levano in piedi e osservano un minuto di silenzio). (Applausi).

Qui di seguito il link del video dell'intervento:

Intervento del sen. De Cristofaro- commemorazione sen. Donise

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