Dopo l'intervento di Enzo Palumbo sul CSM, pubblichiamo l'intervento di Guido Calvi pronunciato al Convegno "Un magistrato per il cittadino: autogoverno o eterogoverno della magistratura?", organizzato dal Coordinamento per la democrazia costituzionale, svoltosi il 29 giugno scorso:
"Il dibattito che si è sviluppato fino ad ora mi è apparso insufficiente nell’analisi e soprattutto errato in talune sue conclusioni. Quanto è accaduto, e mi riferisco alla vicende scaturite dalle indagini della Procura di Perugia sui rapporti tra esponenti politici e componenti del CSM, è certamente un fatto di estrema gravità, ma tuttavia ciò che mi appare più grave non è soltanto quello che è accaduto ma ciò che potrà accadere a causa di proposte di riforma che sono oggi alla nostra attenzione.
Non credo che i fatti più recenti siano l’unica e principale radice sia di possibili distorsioni istituzionali e sia della vulnerabilità e dell’autonomia della magistratura.
A me sembra che da quando è iniziata la lotta alla c.d. “casta”, movendo da una istanza di critica legittima ha avuto, tuttavia, come effetto la dissoluzione dei partiti e ora la crisi della magistratura.
Ho trovato sorprendente ed anche distorsivo che si sia attribuito quanto è accaduto alle c.d. “correnti”. A una lettura più attenta dei fatti credo sia vero il contrario. È l’assenza delle correnti e la loro crisi ad aver prodotto quanto accaduto. Sarà sufficiente constatare le votazioni che si sono verificate in commissione per la nomina del Procuratore della Repubblica di Roma. Nessuno ha votato per il candidato della propria corrente e ognuno ha votato secondo logiche che nulla hanno a che fare con le dinamiche delle correnti.
Occorre ricordare che le correnti hanno avuto un ruolo straordinariamente positivo nella storia della magistratura del nostro paese e soprattutto nella cultura della giurisdizione. Nascono dopo la liberazione quando la magistratura usciva da vincoli dettati da un potere politico assoluto e dittatoriale. E le correnti sono state un momento di liberazione di cultura e di libertà. Poi vi è stata una degenerazione più politica che culturale all’interno di talune correnti. E sono nate, come è avvenuto in politica, pulsioni e interessi di carattere individuale. Più che correnti o partiti vi sono i leader. Non ci sono più le correnti ma ci sono alcuni personaggi che governano le dinamiche interne alle correnti. Non è vero che ciò è avvenuto da sempre perché chi ha avuto esperienza nel Consiglio Superiore della Magistratura sa che ciò non è vero. Prima le discussioni, sia pure molto vivaci, le pressioni, sia pure molto forti, erano arginate dai laici. I laici hanno avuto una funzione non indifferente, ma soprattutto questo avveniva all’interno della magistratura e del consiglio. Lo scandalo di quanto è avvenuto sta nel fatto che oggi siamo difronte a un rapporto perverso tra componenti del Consiglio e politici. Politici che sono indagati. Siamo quindi difronte a un rapporto che è assolutamente perverso ed anomalo.
A fronte di tutto ciò si stanno formulando talune ipotesi di riforma, molte di esse sono incentrate sulle c.d. estrazioni a sorte.
Sarà bene ricordare che l’art. 104 della Carta costituzionale parla di eletti, e non di sorteggiati, quindi qualora dovesse in qualche modo prospettarsi la possibilità di nomine derivanti da sorteggi saremo difronte a una ipotesi certa di incostituzionalità. Vorrei ricordare che l’idea del sorteggio non è originale e non nasce oggi. Se ricordo bene nasce nel 1971 e a proporlo fu l’On. Giorgio Almirante, segretario del Movimento Sociale Italiano.
In realtà il vero obiettivo dell’idea del sorteggio e non della elezione era ,ed è, di indebolire una istituzione che stava crescendo nella sua autonomia ed indipendenza, così come vuole la nostra costituzione. Vi sono state lunghe ed infinite discussioni sulla natura del Consiglio Superiore, e cioè se sia un organo politico o un organo amministrativo. Non ho alcun dubbio nel ritenere che il CSM sia una istituzione di natura politica. Quante volte si è discusso sulla natura di alta amministrazione o di un istituto con responsabilità costituzionale. Il Consiglio è un istituto con responsabilità istituzionale ed è un soggetto politico. A chi afferma il contrario va ricordato che il Consiglio Superiore non si occupa solo di nomine, ma ha ben altri e più importanti compiti quali ad esempio il controllo dell’esercizio professionale dei magistrati esercitato dalla IV Commissione. Il CSM può dare pareri importanti e talvolta decisivi su leggi che riguardano i problemi della giustizia e la VI commissione è preposta a questa funzione. È quindi un organo politico che da pareri al parlamento e spesso anche al governo, pareri che sono sempre ascoltati con grande attenzione. Il Consiglio è un organismo molto complesso che non si occupa soltanto di nomine, sia pure rilevanti. Più volte è stata espressa insofferenza nei confronti di coloro che in qualche modo devono contenere la c.d. discrezionalità. I componenti del CSM sono nominati per scegliere con rigore e con coscienza e si deve scegliere con la necessaria discrezionalità, non secondo regole fisse.
D’altra parte non si può dimenticare che c’è il controllo da parte della giustizia amministrativa. È stata rivendicata con forza l’autonomia e l’indipendenza del CMS e la discrezionalità nelle nomine, e questo impegno fu fatto eliminando il principio gerarchico escludendo che l’anzianità fosse il primo criterio vincolante. La vicenda della bocciatura di Falcone, che tutti ricordano, da il senso di questo impegno.
Concludo ricordando la storia della magistratura. Occorre ricordare il convegno di Gardone degli anni 60 quando si rivendicò con forza la costituzionalità della giurisdizione e poi il convegno di Catania ove con maggior forza si rivendicò la centralità delle riforme costituzionali anche nella giurisdizione. La politicità era vincolata alla giurisdizione nel senso che erano applicate direttamente le norme costituzionali. Michele Coiro fece una sentenza nella quale, invece di citare gli articoli del codice di rito o sostanziale, citò i principi della costituzione. Fu un eccesso naturalmente ma era il segno di quello che si voleva affermare allora. I magistrati vollero rivendicare con forza una indipendenza e una autonomia con il solo vincolo dei dettati della carta costituzionale. Fu un momento rivoluzionario per la magistratura. Ricordando questi passaggi la magistratura può ritornare a camminare con forza per mantenere e difendere la propria autonomia ed indipendenza rispetto ad attacchi che vengono perpetrati da personaggi privi di qualsiasi struttura culturale, e che non conoscono la storia del nostro paese né il valore dell’autonomia dell’indipendenza del giudici nello stato di diritto.
Certo non si può guardare soltanto al passato ma bisogna tenerne conto se si vuole andare verso un rafforzamento delle garanzie e dei diritti che tutti i cittadini chiedono alla giurisdizione
Nessuno può dimenticare che lo Stato di diritto è il fondamento su cui si costruisce una stato democratico. E le nostre libertà hanno la loro espressione più alta anche e soprattutto nell’indipendenza e nella autonomia della magistratura.
Guido Calvi"