L’offensiva iraniana contro Israele alla fine è decollata e l’intero scacchiere mondiale è nuovamente in ebollizione.
Al riguardo, non possiamo non ricordare le parole pronunciate domenica scorsa da Papa Francesco che, con coraggio e coerenza, ha rivolto un “accorato appello affinchè si fermi ogni azione che possa alimentare una spirale di violenza con il rischio di trascinare il Medio Oriente in un conflitto ancora più grande”.
Un richiamo forte e diretto che ci ricorda, ancora una volta, che i conflitti in corso non possono essere affrontati e risolti attraverso il sistematico ricorso alla violenza e all’escalation degli armamenti. E il prossimo appuntamento elettorale europeo sarà quantomai importante e decisivo anche per porre la “questione medio orientale” al centro della riflessione politica del vecchio continente.
Comunque sia, si tratta di un contesto geopolitico mondiale che da un momento all’altro può deflagrare. Per questo motivo, drammatico e sempre più inquietante, mai come in questo momento una intelligente e coerente politica estera diventa l’elemento determinante per evitare che la guerra in tutte le sue dimensioni diventi l’unica strada per risolvere i mille conflitti in corso. E la via da percorrere, ancora una volta, resta quella di ancorare il nostro paese alle tradizionali alleanze internazionali da un lato e rafforzare, al contempo, la strada della diplomazia e del negoziato.