Relazione del Presidente Gargani all'assemblea generale dei soci del 25 giugno 2025 - Sala della Regina
La mia relazione prende atto dell’evento che abbiamo poco fa concluso delle medaglie offerte ai novantenni per il ruolo e il lavoro svolto, che non è un rito stanco e ripetitivo ma una manifestazione appunto del nostro ruolo costituzionale e della nostra funzione.
L’incontro con il Presidente Mattarella del pomeriggio di oggi ci dà una carica in più per dare orgoglio e vigore all’Associazione, per l’importanza che si sta guadagnando nel contesto politico generale. Abbiamo patito l’ostilità del Parlamento nel suo complesso in questi lunghi anni nei quali abbiamo dovuto difenderci perché indicati come vecchia casta responsabile della cattiva politica, e credo che questo vulnus sia stato superato.
Ci inoltriamo in questa provvisorietà politica aggravati dallo sconvolgimento che il mondo sta attraversando perché ogni persona, ogni gruppo politico, ogni Stato, ogni Paese ha perduto i punti di riferimento che erano la condizione per un minimo di convivenza civile.
Eppure il nostro discorso diventa sempre più attuale perché è il rifiuto della politica, e sul piano internazionale, della diplomazia che mette il mondo in crisi e determina violenza e guerra.
Da giovani ci avevano insegnato che la politica evita la violenza e questo principio ha retto l’Europa e il mondo in questi settanta anni di guerra fredda, ma positiva, per i rapporti che si erano instaurati tra gli Stati.
Ho detto nell’ultima riunione del direttivo che nella mia lunga vita istituzionale ho avuto una concezione sacra del Parlamento, dell’essere parlamentare: credo che per un laico diventare rappresentante di cittadini è il massimo a cui egli possa aspirare, così come per un cattolico diventare prete e magari Papa. Nelle settimane scorse abbiamo avuto il nuovo Papa gli rivolgiamo un deferente saluto sperando che possa avere un ruolo non solo religioso in questo mondo sconvolto ed essere punto di riferimento per i credenti e i non credenti, ma soprattutto che possa essere ascoltato dai responsabili dei governi.
Questa concezione sacrale mi ha consentito, esaurito il lunghissimo impegno parlamentare, di impegnarmi con la stessa intensità per l’Associazione che, lo dico senza infingimenti, raccoglie “rappresentanti della nazione” di gran lunga più “rappresentanti” (mi perdonate la ripetizione) di quelli che si sono succeduti dopo di noi.
Sia ben chiaro, non dò un giudizio di valore, né di merito, che pure potrei dare, ma un giudizio istituzionale perché è la “rappresentanza” oggi in crisi ed è vistosa, e quindi è svanito l’orgoglio di “rappresentare” i cittadini e contribuire, con l’azione politica a determinare il bene comune.
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Da questo presupposto discendono due conseguenze: da un lato la valutazione e il significato che diamo ai vitalizi, dall’altro il ruolo che ci siamo assegnati per difendere il Parlamento e evitare una deriva ancora più pericolosa senza il nostro minimo contributo.
Dei vitalizi ci stiamo occupando dal 2018 e tutti dobbiamo essere orgogliosi di come la problematica è stato affrontata da noi, dalla nostra dirigenza incompresa dal Parlamento che finora è stato succube alla Camera dei Deputati di fazioni politiche. Abbiamo meritato il rispetto silenzioso ma a volte anche esplicito di tanti. Ricordo di aver avuto questo attestato più volte dall’Europa, dal Segretario Generale del Parlamento europeo.
Non mi stanco di ripetere queste cose perché invito tutti a non dimenticarle per essere coerenti e consequenziali.
La nostra impostazione non è stata e non è sindacale ma istituzionale, di difesa del nostro ruolo.
Non è possibile una sanzione retroattiva per nessun cittadino perché lo Stato di diritto non lo consente e non è possibile che questa illegittimità e illegalità venga fatta dal Parlamento che è il “tempio della legalità”.
Il punto è questo ed è la difesa della funzione istituzionale degli ex deputati che ha, naturalmente, anche conseguenze economiche.
La mia presidenza si è attestata in tal senso ed è in continuazione della gestione di Falomi, sul piano collegiale con il pieno accordo del gruppo dirigente e di tutti voi. Ho tanti attestati da colleghi che non partecipano e sono in periferia. Ma, sia ben chiaro, questo non lo possiamo dimenticare mai, anche se io capisco fino in fondo il disagio e le difficoltà anche economiche di colleghi, amici, dei quali conosco le condizioni economiche. Tutti sanno che me ne sono fatto un problema personale.
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Da questo presupposto discendono le tante e continue iniziative che abbiamo preso in questi lunghi mesi e che non voglio e non posso ripetere perché questa lunga trattativa che portiamo avanti con gli organi rappresentativi del Parlamento esigono la riservatezza assoluta che io osservo per evitare che possano naufragare. E la riservatezza dobbiamo osservarla fino all’ultimo.
Come sapete l’udienza del 18 giugno è stata rinviata d’ufficio al 2 luglio e, sperando che la conclusione delle trattative possa trovarsi anche un minuto prima, sarò instancabile fino a quel minuto, pronto subito dopo ad una battaglia giudiziaria che dovrà essere serrata e sapiente come il livello alto dei nostri avvocati consente.
Ho avvertito tutta la dirigenza che per evitare una sentenza anomala e illegittima l’Associazione ha dichiarato di rinunciare ad una serie di diritti per i suoi soci, cioè per tutti gli ex deputati: lo ha fatto nell’interesse del ruolo e del prestigio della Camera dei Deputati e per il risparmio consistente delle spese che ne deriverebbe, e per confermare i principi della Costituzione, prima ancora che per i pochi ex parlamentari ancora soggetti ad un “taglio” indiscriminato.
Credo che si tratti di un esempio virtuoso che, in tempi che vedono valori trascurati o negati, acquista importanza, ed è un messaggio ai più giovani parlamentari.
Infatti, nonostante la illegittimità palese e ritenuta tale universalmente della famosa delibera del 2018, abbiamo proposto ai rappresentanti dell’Ufficio di Presidenza un accordo che prevede alcune rinunce che siamo disposti a fare pur di veder riconosciuto il principio di legalità: non è possibile per uno Stato di diritto operare per il passato perché la legittima aspettativa è un principio sacrosanto di civiltà giuridica. Dobbiamo vincere su questo punto per far vivere il Parlamento!
Abbiamo il dovere di continuare in questi pochi giorni per convincere l’Ufficio di Presidenza a farsi carico delle nostre proposte che consentirebbero anche ai più riottosi tra i componenti dell’Ufficio di Presidenza di giustificare un atto che loro considerano impopolare, perché la Camera avrebbe un risparmio maggiore rispetto alla somma che oggi impiega per il taglio ancora esistente dei vitalizi.
Io non so dirvi se riusciremo a risolvere il problema. Abbiamo segnali positivi che ci lasciano ben sperare ma fino ad oggi proposte formali non ce ne sono.
Continueremo anche perché con me è impegnato Pino Soriero che sta svolgendo un’azione preziosa che continueremo fino agli ultimi giorni di giugno.
Una sola cosa non accetto da parte di chi ha detto che preferiva una sentenza negativa pur di porre fine a questa telenovela. Questo è una frase disperata che non potrei far mia, perché se il rinvio, a suo tempo, chiesto determinasse la soluzione non poteva non essere sperimentato.
Queste precisazioni credo siano definitive e spero chiare che non possono determinare dubbi.
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Il secondo tema che è alla nostra attenzione è costituito dalle iniziative che abbiamo il dovere di prendere per dare il nostro contributo alla difesa del Parlamento e delle istituzioni.
Nel mese di dicembre dello scorso anno ho fatto un resoconto delle iniziative e della situazione dell’Associazione, ora posso dirvi che in questi sei mesi abbiamo continuato con attività culturali e istituzionali e la principale è quella del 29 gennaio con un convegno dal titolo “Tra memoria e presente, la speranza del futuro” a cui hanno partecipato come relatori i professori Simona Colarizi, Sebastiano Maffettone, Angelo Panebianco, Sergio Bellucci, Diego Fabbri, che è stato un convegno ad alto livello scientifico e politico per il quale abbiamo pubblicato gli atti che vi sono stati distribuiti, con un documento conclusivo che è alla base di un convegno sul “Nuovo ordine mondiale”, che volevamo organizzare per il 30 giugno ma che abbiamo dovuto rinviare al 1° ottobre p.v. per avere la partecipazione di Gentiloni, del relatore Fabbri, del Ministro degli Esteri Tajani e della Presidente del Consiglio Europeo Ursula Von der Leyen che ha promesso la sua presenza, ma in ogni caso un suo messaggio.
Abbiamo celebrato il Ministro Vassalli con un convegno del 28 marzo 2025 a cui hanno partecipato i professori Giuliano Amato, Giovanni Chiodi, Vincenzo Maiello e Antonella Meniconi.
Abbiamo presentato un libro di Angelo Rossi “Il tempo di Liliana. Tra musica e impegno civile” con la presenza di Giuseppe Vacca.
Abbiamo presentato il libro di A. Martini con la partecipazione di Massimo D’Alema.
Abbiamo presentato alla Sala della Regina, il mese scorso, e poi l’altro ieri, all’Istituto Luigi Sturzo un mio libro sulla giustizia e sulla magistratura alla presenza di Cassese, Giorgio Mulè, Anna Finocchiaro, Fabrizio Cicchitto, Nello Rossi, Valerio Spigarelli e poi Luciano Violante, Michele Vietti, Andrea Spini e Giuseppe Santalucia.
Abbiamo, con la collaborazione preziosa e determinante di Anna Maria Carloni, Flavia Piccoli, Paola Balducci e Mariapia Garavaglia un convegno sui cinquanta anni che decorrono dall’approvazione del diritto di famiglia con la partecipazione di Anna Maria Carloni, Patrizia Gabrielli, Paola Balducci, Fabio Martini, Laura Pennacchi, Flavia Perina, Adalberto Signori, Valdo Spini.
Il convegno che ha avuto efficacia anche per i parlamentari di questo Parlamento, sul diritto di famiglia, e stiamo preparando una iniziativa molto importante per il cinquantesimo anniversario dell’approvazione del diritto di famiglia con la presenza probabile del Presidente della Camera dei Deputati.
Tutte queste manifestazioni hanno l’unico scopo di utilizzare e mettere in luce il patrimonio di chi ha operato nel Parlamento e nelle istituzioni che deve essere di esempio per i nuovi deputati. Contribuire a correggere la storia nella sua narrazione sbagliata è compito della vecchia classe dirigente, è compito nostro ed io credo con il consenso di tutti voi.
In questi sei mesi abbiamo avuto circa 100 iscritti in più proprio perché l’Associazione ha un ruolo più spiccato e più generale. Quando avremo ottenuto giustizia avremo i ringraziamenti di tutti perché ora in privato ognuno ovviamente riconosce le nostre ragioni istituzionali, poi ci daranno in coro tutti il loro assenso perché avremo evitato una illegittimità da parte del tempio della legalità che è la Camera dei Deputati.
Per ultimo debbo dirvi che la Commissione di studio per la modifica dello Statuto ha completato il suo lavoro con una bozza che sarà inviata a tutti. Si tratta di poche modifiche per rendere più snello e moderno il nostro documento fondamentale. Avete tutta l’estate per valutarlo e proporre entro il 15 ottobre le vostre osservazioni. Tanti discutono sul nome da dare all’Associazione perché vorrebbero eliminare “ex parlamentari”. Ho accettato la proposta di Antonello Falomi che chiede un referendum sul nome da dare da parte di ognuno di voi. In un Direttivo del mese di ottobre valuteremo il tutto.
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L'Associazione per la particolare esperienza radicata nelle istituzioni vuole essere produttrice di cultura politica, con lo sguardo rivolto al mondo che sta radicalmente cambiando. Un luogo
aperto al Parlamento, ai parlamentari, alle Università, intellettuali che hanno voglia di confrontarsi con la costruzione (o ricostruzione una più solida cultura politica e istituzionale.
Occorre aprire un dialogo, nelle forme opportune, con tutte le esperienze del mondo intellettuale così come di soggetti imprenditoriali che, sia pure orientato a collaborare con i protagonisti della vita politica, non hanno trovato nei partiti sede di confronto.
È necessario un approccio, dunque, senza vincoli di appartenenza per dare un contributo alla definizione di un rinnovato pensiero politico con comportamenti e valori adeguati ai tempi nuovi che le istituzioni debbono essere capaci rappresentare.
Giorgi Agamben nel lontano 1966 aveva scritto: "L'eclissi della politica è cominciata da quando essa ha omesso di confrontarsi con le trasformazioni che ne hanno svuotato categorie e concetti accade così che paradigmi genuinamente politici vadano ora cercati in esperienze fenomeni che di solito non sono considerati politici: la vita naturale degli uomini, il linguaggio come luogo politico per eccellenza oggetto di una contesa e di una manipolazione senza precedenti.”
Il passaggio che stiamo vivendo dall’economia industriale all’economia digitale ha aperto una fase di transizione, che rischia di mettere in grande difficoltà le Istituzioni della Repubblica. La rappresentanza, che è il caposaldo della democrazia parlamentare, ha perduto il suo significato per cui molti cittadini si tengono lontani dai seggi elettorali in occasione delle elezioni. La democrazia è a rischio se viene meno la partecipazione degli elettori.
Come potete notare nel documento che vi abbiamo distribuito è contenuta una proposta che credo possa essere interessante e accolta da tutti e che corrisponde ad una domanda di fondo: possiamo parlare di libertà e di responsabilità se a decidere è un algoritmo e possiamo parlare di discernimento se l’intelligenza artificiale sopravanza ….?
Ogni svolta della storia, ogni scoperta, soprattutto quelle tecnologiche hanno tolto qualcosa alla persona, però io dico, che nei millenni la persona ha sempre dominato la scoperta che aveva fatto: la scoperta della ruota, dell'aeroplano, della meccanizzazione e anche del robot. Dove sta l'inquietudine? In una situazione così affollata di tecnologie può darsi che questa volta la scoperta dell'intelligenza artificiale eliminerà l’intelligenza della persona come protagonista, e la nostra funzione è quella di impedirlo.
La persona è al centro e per la verità nessuna ideologia l’ha messa in discussione e a nostro avviso anche questa volta 'intelligenza della persona dominerà gli avvenimenti.
È estremamente difficile il colloquio tra le generazioni. Non c'è il colloquio perché c'è la crisi del pensiero, e quindi c'è la crisi della cultura. E la politica è in crisi perché c'è una crisi della cultura per cui il personalismo ne è la conseguenza. La storia ci insegna che la democrazia viene meno con un colpo di Stato o una ribellione collettiva, oppure per stanchezza, la stanchezza della democrazia C'è stata anche in altre epoche storiche, ma oggi la indifferenza e appunto la stanchezza alimentano le autocrazie.
I| fenomeno moderno del dopoguerra più vistoso è stata la globalizzazione, ci siamo ubriacati, negli anni passati, della globalizzazione, e la globalizzazione ha deresponsabilizzato gli Stati, le personalità, la cultura, le associazioni e gli enti intermedi e il mercato l'ha fatta da padrone Tutti a privilegiare il mercato: ha eliminato l'autonomia della politica ed è risorto un sovranismo anomalo che ha segnato la fine della globalizzazione.
I| sovranismo si regge sul personalismo perché, mancando il pensiero e mancando la cultura, non si riesce a colloquiare, se non appellandosi direttamente al cittadino, al popolo. Si esalta la sovranità del popolo che naturalmente è sacrosanta ma lo si fa in maniera astratta, senza collegamenti e senza partecipazione.
C'è una crisi della legalità, una crisi delle regole, una crisi della comunità civile, del vivere insieme che determina il caos nel mondo. La Russia non ritiene di fare parte dell'Europa e lo scontro di civiltà parte da quelle zone del mondo contro l'Occidente, che è in crisi perché negli ultimi anni si e addormentato. La crisi dell'Occidente è andata avanti man mano che si perdevano valori e si perdeva la coesione. Dopodiché è venuta la globalizzazione che avrebbe dovuto unificare il mondo e che invece ha riportato al sovranismo egoistico.
La conseguenza di tutto questo è che si vive nel presente senza la storia. Si vive nel presente con la rassegnazione. Il dramma attuale e che le classi politiche non hanno capito il nuovo, non sono riusciti a fare una diagnosi della società, dove vanno l'Italia e il mondo, e verifichiamo una deriva inarrestabile ma pur sempre arginabile in parte, se ogni Istituzione si impegna e ogni persona svolge il ruolo che la storia le assegna.
Nel nostro piccolo noi vogliamo svolgere questo ruolo per onorare il Parlamento e riscattarlo nella sua funzione indispensabile per la democrazia.