L’assemblea dei soci dell’Associazione degli ex parlamentari della Repubblica, riunita a Roma il 2 ottobre 2019, per avviare le procedure per il rinnovo degli organi sociali, udite le comunicazioni del Presidente Antonello Falomi, ha dato atto al Presidente e a tutta la Presidenza di aver difeso con determinazione il ruolo del Parlamento e della funzione parlamentare in tutte le occasioni e, in rapporto alla vicenda dei vitalizi, di aver sempre fatto prevalere, al di là di ogni logica di rivendicazione sindacale, la difesa dell’autonomia e della indipendenza dei rappresentanti della nazione.
Nell’affrontare i temi della attualità politica, l’assemblea ha, altresì, espresso grandi preoccupazioni per la imminente votazione in quarta lettura del disegno di legge costituzionale che riduce pesantemente il numero dei parlamentari di Camera e Senato, al di fuori di un disegno organico dell’istituto parlamentare che ne garantisca rappresentatività politica e territoriale.
Non si è tenuto in alcun conto del rischio di gravi conseguenze sull’assetto complessivo delle nostre istituzioni e, sul piano interno, sul funzionamento delle Assemblee parlamentari.
L’Assemblea ritiene che le motivazioni addotte non siano né solide né plausibili ma solo espressione della logica propagandistica di quelle forze che si illudono di accrescere il consenso alimentando nell’opinione pubblica ostilità nei confronti della politica e del Parlamento.
Il nostro Parlamento non è pletorico, come sovente si sostiene, e si trascura che l’Italia nel rapporto tra il numero dei parlamentari e la popolazione è al 22º posto in Europa. con un numero di parlamentari, cioè, sostanzialmente adeguato.
A dispetto delle continue lamentazioni sul distacco tra politica e cittadini, con il taglio dei parlamentari si ridurrebbe in modo consistente il rapporto tra eletti ed elettori perché verrebbe enormemente dilatato lo spazio dei collegi elettorali: ogni deputato rappresenterebbe, infatti, oltre 400.000 abitanti e ogni senatore oltre 800.000.
Un distacco aggravato dalla non ancora avvenuta approvazione delle contestuali e ineludibili misure per ricostruire i canali di comunicazione tra cittadini e istituzioni che, da troppi anni, sono stati ostruiti da leggi che hanno distorto l’equilibrio tra rappresentatività e governabilità, che impediscono ai cittadini di scegliersi i propri rappresentanti e che negano ai partiti le risorse necessarie a svolgere il ruolo che la Costituzione assegna loro.
La dilatazione del collegio, a legge elettorale invariata, mortifica ancor più la rappresentanza perché renderebbe ancora più “maggioritario il sistema”.
L’attuale soglia di sbarramento al 3 % passerebbe al 10/20% e secondo alcuni studi, le proiezioni nei collegi “plurinominali” del Senato in Piemonte e Veneto, la soglia sarebbe dell’11%, in Friuli del 25, il Liguria del 33, in Toscana del 14, in Umbria del 25, nelle Marche del 33, in Abruzzo Sardegna del 33, in Basilicata e Calabria del 25.
Nei collegi uninominali, dove chi arriva primo è eletto, soltanto i partiti che prendono più del 20% sarebbero eletti.
Va rilevato, inoltre, per che con un numero minore di parlamentari, senza una adeguata differenziazione nei meccanismi di costituzione e nelle funzioni delle due Camere, non migliorerà certamente l’efficacia e l’efficienza del funzionamento delle Camere e l’iter legislativo sarà molto più accidentato.
L’Assemblea rileva, altresì, la pericolosità di ipotesi di cancellazione della norma costituzionale sul vincolo di mandato che limiterebbe ulteriormente la libertà e l’autonomia del parlamentare subordinandolo a logiche partitocratiche ed oligarchiche.
Analoga preoccupazione l’Assemblea manifesta di fronte a progetti di referendum propositivo che contrappongano gli strumenti della democrazia diretta a quelli della rappresentanza parlamentare.
Per l’associazione degli ex-parlamentari della Repubblica, la proclamata discontinuità dell’attuale maggioranza rispetto al passato, per esser tale, non può non manifestarsi attraverso misure che, nel rispetto della democrazia parlamentare, riducano piuttosto che il numero dei parlamentari la distanza tra cittadini e politica.
