Lettera a Marco Travaglio sui vitalizi

Lettera a Marco Travaglio sui vitalizi

Lettera a Marco Travaglio sui vitalizi

Caro Direttore,
come sai, ho seguito e condiviso molte delle buone battaglie che il tuo giornale ha combattuto.
Questa volta, però, sui vitalizi non ti capisco e non riesco a seguirti.
Non capisco come si possa invocare per i parlamentari passati e presenti un trattamento pensionistico uguale a quello della generalità dei cittadini e al tempo stesso riservare loro un trattamento peggiore.
Come è noto, tutte le riforme pensionistiche fatte in Italia a partire dalla riforma Dini del 1995 per finire a quella della Fornero del 2011, hanno sempre fatti salvi i diritti dei cittadini maturati prima della loro entrata in vigore.
Ricalcolare retroattivamente gli attuali vitalizi con il metodo contributivo, significa negare ai parlamentari diritti che invece sono garantiti agli altri cittadini.
A meno che l’intento implicito della petizione sia quello di estendere a tutti gli attuali pensionati italiani il ricalcolo delle loro pensioni con il metodo contributivo.
Certo, si potrebbero per questa via risparmiare molti soldi sulla pelle dei pensionati. 46 Miliardi di euro secondo il quotidiano della Confindustria (Sole 24 ore del 20 maggio 2015). Ma penso che, nella situazione economica depressa come quella nella quale viviamo e nel pesante clima sociale del Paese, sarebbe una pessima e pericolosa soluzione.
Ma siccome non penso che intenzione della petizione sia quella di fare da apripista a questa soluzione, il rischio che vedo è che essa possa fare involontariamente del Parlamento il capro espiatorio del clima di rabbia e risentimento sociale che scuote il Paese.
Nei tanti che in questi anni hanno discettato e discettano sui “ privilegi” dei parlamentari, non è difficile riconoscere in filigrana il tentativo di utilizzare i tagli ai parlamentari come lo specchietto, la scusa per far passare misure ben più gravi e drammatiche per la generalità dei cittadini e in particolare per le fasce più deboli ed esposte della società.
Noi non abbiamo paura dei sacrifici. Siamo pronti a fare la nostra parte. Ma non in nome di scelte che aggravano il clima di tensione sociale del Paese e scaricano sulle nostre istituzioni elettive le colpe di politiche sbagliate.
Di ciò un giornale come il tuo, che anche recentemente si è battuto con forza e determinazione a difesa del ruolo centrale del Parlamento contro tentativi di indebolirlo a vantaggio del Governo, non può non tener conto.
Raccontare del Parlamento, delle indennità parlamentari, dei vitalizi come se fossero soltanto spreco di denaro pubblico o peggio odiosi privilegi, ignorando gli sforzi di risanamento e le riforme fatte in questi anni, non credo possa rafforzare la causa della democrazia parlamentare.
Penso che si possa discutere di tutto, delle indennità e delle diarie parlamentari, dell’entità della contribuzione, del metodo di calcolo di vitalizi o pensioni, dell’età per accedervi, del rapporto con le legislature svolte, del loro ammontare, del loro cumulo.
Ciò che non si può fare, a mio avviso, è scambiare per privilegi garanzie poste dalla Costituzione a tutela dell’esercizio della funzione parlamentare.
Non si diventa parlamentari per concorso. Lo si diventa perché si é eletti dai cittadini, se le leggi elettorali lo consentono.
Per questo, come ha ribadito la giurisprudenza della Corte costituzionale, l’ indennità parlamentare non è la stessa cosa di una retribuzione per lo svolgimento di una attività lavorativa, né i vitalizi dei parlamentari hanno la stessa funzione attribuita dalla legge alle pensioni.
Si tratta, invece, di istituti di garanzia posti dalla Costituzione per consentire, in condizioni di eguaglianza, l'accesso alle cariche elettive anche a coloro che non hanno i mezzi per esercitare il loro mandato (art. 51) e per assicurare agli eletti la possibilità di svolgere liberamente la loro funzione senza condizioni o vincoli (art. 67).
Indennità parlamentare e vitalizio sono, per la nostra Costituzione e per tutte le democrazie liberali, strumenti di garanzia della libertà parlamentare. Anche il vitalizio, certo. Nessun parlamentare deve temere di infastidire poteri o potenti che potrebbero nel futuro impedirgli di trovare lavoro, di fare carriera o di colpirne il reddito.
I parlamentari non sono gli unici cittadini a cui la Costituzione attribuisce speciali garanzie a tutela del libero e autonomo svolgimento delle loro attività, penso per esempio ai magistrati ma non solo, ma non per questo possiamo definire quelle garanzie odiosi privilegi.
Siamo pronti a discutere di tutto ma non a metterci sotto i piedi principi senza i quali il Parlamento sarebbe aperto soltanto alle classi agiate e alle lobby, per non dire di peggio.
Mi piacerebbe, su questi temi, che il tuo giornale aprisse una riflessione.
Cordialmente

Antonello Falomi
Presidente dell’Associazione degli ex-parlamentari della Repubblica

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