La revisione retroattiva delle regole con effetti punitivi per una qualche categoria di cittadini, come viene ora promossa dai vertici del Movimento 5 Stelle per i vitalizi degli ex parlamentari, è un arbitrio che ricorda l'età dell'assolutismo e subordina la certezza del diritto agli umori politici del momento. questo il filo conduttore di un contributo dell'on. Pietro Rende, già membro del Direttivo dell'Associazione ex parlamentari, apparso su Il Quotidiano del Sud, il 23 marzo 2018, che qui di seguito pubblichiamo:
"ODIO POLITICO E STRUMENTALIZZAZIONE DEL DIRITTO PARLAMENTARE
Adesso che la campagna elettorale è cessata e ci vorrebbe più dialogo e spirito di riconciliazione per formare un Governo, la frase del leader Cinquestelle contro i vitalizi parlamentari che meriterebbe la sua ipoteca finalistica sulla presidenza della Camera dei deputati ,che sa poco di statista e tanto più di scugnizzo che si vendica di qualcuno, come viene dipinto, fa luce sullo stato attuale del rapporto tra potere politico e elaborazione del diritto parlamentare in autodichia e non solo. La legge scritta, un tempo, discendeva da criteri di diritto naturale e non da vantaggi elettorali e persecuzioni di categorie che non potevano difendersi dalla forza numerica rappresentativa dell’ avversario . Oggi ,nondimeno, il diritto che sembra nascere come il Sionismo dalla “’invidia del vicino”, rinnega l’acquis,il patrimonio giuridico esistente, il contesto socio-antropologico, la forza della certezza e del rispetto degli impegni assunti.Nel Sud borbonico era tradizione comportarsi da forti coi deboli e viceversa, consociare l’uso e la forza del l’assolutismo nel diritto e nella legge per colpire gli avversari che in nome dei diritti acquisiti difendevano il sistema e si opponevano a modifiche solo di facciata che ricordano la numerazione dei Regni di Napoli:”Fosti quarto,fosti terzo, or t’intitoli primiero; e se seguita lo scherzo finirai per esser zero”, recitava una strofa popolare sulla Destra storica di Ferdinando di Borbone quando ritornava al potere con l’aiuto austriaco di Metternich!Oggi, se una qualsiasi traballante maggioranza parlamentare per stare in piedi deve diventare eversiva della Costituzione e di qualsiasi filosofia del diritto, subire un ricatto sulle categorie più deboli e mantenere standards subordinati su altri poteri più forti, come quello giudiziario e degli stessi parlamentari in carica che votano o meno la fiducia al Governo,e che non stanno arretrando di un pollice dalle loro retribuzioni, vuol dire anche che da un confronto tra ceti dirigenti sono deprezzati anche i “cavalli di razza” e le famiglie che sono state al fianco di Moro,Fanfani,Berlinguer,ecc.e rappresentano la storia della Repubblica italiana e non certo qualche sua smorfia. Ai tempi della prima Repubblica la presidenza della Camera spettava all’opposizione, adesso a chi la perseguita di più.L’unità repubblicana è messa a rischio da referendum regionali che richiamano lo spirito di quello catalano e Brexit e da altre matrici ideologiche e territoriali separatiste, non certo in linea coi valori interpretativi della Costituzione nata dalla Resistenza e dalla lotta alleata dei partigiani contro i nazisti e i Sionisti.Nella produzione del diritto la politica ha ormai sostituito qualsiasi riferimento a principii solenni ma la sua autonomia interpretativa ha un limite in quella della Giustizia e dei giudici,p.e., della Corte costituzionale che sono indipendenti e non solo autonomi in qualsiasi stato di diritto proprio al fine di vietare leggi ad e contra personam o con effetti retroattivi o pendenti, e di garantire la imprescindibile separazione tra diritto e politica,il divieto di conflitti d’interesse e arbitrii come nell’età dell’Assolutismo maggioritario, quando oltre alla coscienza e moralità personale non c’erano garanzie di sistema istituzionale per gli avversari.La separazione tra diritto e politica consente ora alla Giustizia d’imporre anche al potere politico il rispetto del previsto vincolo giuridico Costituzionale, evento sempre più frequente p.e.in materia elettorale e di bioetica e laddove il potere legislativo improvvisa con scarsa preparazione oppure il diritto invecchia e va interpretato dal patrimonio giuridico pre-esistente. Non lamentiamo poi una appariscente supremazia professionale e indipendenza del mestiere di giudice.
Pietro Rende"