Verso un nuovo equilibrio mondiale, fra una UE debole e l'America lontana
di Massimo Veltri
Se un uomo delle istituzioni qual è riconosciuto il presidente Mattarella avverte l'esigenza di esternare concetti come quelli pronunciati di recente sulla Russia, l'Ucraina, la Ue, delicati e 'sensibili', ancorché in prossimità se non in corrispondenza di appuntamenti e vertici che discutono di problemi decisivi per gli assetti mondiali vuol dire che non siamo in presenza di parole incaute o addirittura irresponsabili come pure taluni hanno chiosato. A molti sembra piuttosto che l'ascesa di Trump, e con lui uno stuolo di tycoon dai poteri senza limiti, abbia pesantemente posto sul tappeto rischi per la democrazia e per la distribuzione degli equilibri fin qui noti, in vero precari, che sottacerli e agire secondo i canoni di una diplomazia debole e ipocrita sarebbe omissivo se non colpevoli. Deboli in specie con riferimento alla Unione Europea, all'Europa tutta che l'amico americano finora ritenuto tale ha deciso di eleggere a suo bersaglio principale. Lo stesso processo di pace fra Putin e Zelensky che stentatamente si avverte prendere il via vede gli stati europei tenuti fuori la porta con la nostra premier balbettante e in imbarazzo presa sul fronte di più fuochi segnala novità che non possono registrarsi nel silenzio e derubricare. Finora la UE, si è detto in tutte le salse e a tutte le ore, si è mostrata debole e inconcludente ma ora la bonaccia è finita. agire o rassegnarsi alla marginalità. Quel che è in gioco, appare in tutta evidenza, è lo scacchiere geopolitico internazionale dentro il quale il paese nel cuore del Mediterraneo e cerniera fra l'Europa continentale e l'Oriente, l'Italia, non può rassegnarsi al ruolo di servo sciocco o di testimone muto. Ci si rende conto della enormità raggiunta con il consegnare le chiavi di palazzo Chigi a un ceto politico oltre che inconcludente e sciatto, allineato con le forze della destra del pianeta che minacciano il tracollo del mondo come lo conosciamo senza per ciò stesso capire in quale imbuto si sta affogando. Se Draghi, l'amerikano, come lo definiva l'ensemble politico, tutto in pratica, rilancia con proposte articolate un nuovo modello di UE che la vede protagonista e coesa ci si rende conto, e onestà intellettuale vorrebbe se ne prendesse atto per quanto forse tardivamente, di quanto si è sprecato, di come si è sperperato un bagaglio di competenze e conoscenze sull'altare del primato della politica versus il tecnocrate iper liberista ... . Ecco spiegato il senso del lucido, coraggioso, lungimirante parlare del Quirinale a fronte del quale la sinistra e il centrosinistra, con l''acerba' (di nome e di fatto) eccezione dei residui di Rifondazione Comunista, che pure hanno pubblicamente condannato le scomposte minacce di Putin e la difesa delle parole di Mattarella, se per davvero non vogliono vedere etichettata la loro solidarietà come atto formale e di rispetto dovuto, dovrebbero puntare a un dibattito in aula in cui Meloni e il suo delegato alla politica estera spieghino in Parlamento, agli eletti come agli elettori, cosa sta accadendo, qual è la posizione del nostro paese, verso quali direzioni e con quali iniziative intendiamo muoverci. La democrazia, a differenza dei regimi totalitari, è un sistema in cui, fatte salve le prerogative e i doveri degli interessi nazionali, da curare e preservare con accorte manovre e procedure, si rende conto ai governati, non ai sudditi, non solo della realtà dei fatti ma soprattutto di come li si intende affrontare, se se ne è capaci, s'intende. Non è chiedere troppo: è semplicemente la sottolineatura di una esigenza che vorremmo fosse già stata avvertita e condotta in esecuzione, ma tant'è, questi i tempi, tali i modi.