Vitalizi e garanzie: la "gogna" non cancella la storia - Una riflessione di Mauro Zampini

Vitalizi e garanzie: la "gogna" non cancella la storia - Una riflessione di Mauro Zampini

Vitalizi e garanzie: la “gogna” non cancella la storia – Una riflessione di Mauro Zampini

Forse non ci si dovrebbe meravigliare che i "populisti" facciano i "populisti". Ma perchè assecondarli in questa pulsione alla "gogna" e alla "cancellazione del passato", in questa corsa ad "aizzare" chi sta male contro chi sta meglio? La riflessione di Mauro Zampini, a lungo segretario generale della camera - per la rubrica di Radio Radicale "politica e istituzioni", che proponiamo -, parte dai vitalizi, ma presto si allarga al tema della rappresentanza e delle garanzie, oggi vilipese e ignorate, in primo luogo da un Movimento (foto) perso nei propri slogan, intransigente verso gli altri e al contempo impegnato, in una significativa quanto eclatante contraddizione con se stesso, a cercare il modo di sfuggire ai totem che ha deciso di idolatrare (come l'esclusione del "terzo mandato"). 
Ecco la riflessione di Zampini
 
Vitalizi
di Mauro Zampini
 
       Accantoniamo il tema preannunciato la volta scorsa, la figura divenuta centrale del capo dello Stato negli ultimi trent’anni, e le incertezze sul prossimo,da eleggersi tra un anno e mezzo. Per occuparci di un tema riesploso dopo la sentenza dell’organo di appello  del Senato: che  non ha revocato i tagli ai vitalizi degli ex parlamentari , ma la retroattività degli stessi. Un feticcio arcaico, quella giustizia chiusa, che tornerà a rinserrarsi nel prossimo grado, tutto interno. Specie dopo l’invito a ricorrere , è parso, della presidente del senato. La difesa di un’arcaica burocrazia. Una decisione logica, nel merito,  quasi naturale, se  solo si accetta di considerare quei soggetti, gli ex parlamentari, alla stregua di tutti gli altri cittadini,  potenziali titolari di diritti , compreso quello di ricorrere agli organi giurisdizionali che l’ordinamento mette a disposizione. Per chiarezza, partiamo da alcuni dati oggettivi. Gli ex parlamentari hanno una età media intorno ai 76 anni, che tende a scendere per ragioni naturali. L’importo medio dei vitalizi è sui 3500 euro mensili lordi. Dati in corso di aggiornamento. Il taglio medio ( ripetiamolo, retroattivo) è del quarantadue per cento, con un numero consistente di tagli tra il 50 e l’80. Un ex deputato trentino di 92 anni, avvocato di buona reputazione,  percepisce oggi 800 euro, dei tremila precedenti. Ma, peggio , da qualche anno uno stimolo continuo e convergente suggerisce all’immaginario collettivo di considerarlo un parassita, un privilegiato , volendo anche  un ladro. Epiteti  mai ritirati, nemmeno a taglio avvenuto. Una gogna. Il balzo all’indietro da “ onorevole” rappresentante del popolo sovrano, eletto (per molti anni lo sono stati veramente), è davvero grande.
Quello stimolo parte da un libro di grande successo, che descriveva una casta corrotta e rapinante, con precisione di inchiesta: lasciando però il sapore acido  di un giudizio generale, senza appello. Poi, a puro  campione, venne il “senato gratis” , vanto della riforma costituzionale renziana; il taglio dei parlamentari, oltre  trecento “fannulloni” in meno (testuale dei proponenti),  su mille . Si taglia dove non si è presenti, ieri, domani. Non oggi. Anche per gli importi, lo stesso criterio. Oggi, il cruccio è come rimangiarsi il tetto dei due mandati. La mia esperienza diretta, trent’anni di camera e più, è che un deputato di media qualità, eletto e selezionato con riguardo per l’istituzione e non per il partito, al terzo mandato dà il meglio di sé. Ma il cruccio non e’ per questo.
 
        Ricorderemo, di questa curiosa e furiosa legislatura, l’occupazione eccitata e smisurata dei palazzi della Repubblica - palazzi di tutti, non di una fazione urlante -, lo scalpo dei vecchi rappresentanti del popolo esibito come un trofeo. Non ricordiamo, per reticenza dei promotori, il contenuto economico dei tagli, né la destinazione,  né il parallelo sollievo di qualcuno. L’interesse generale, unica finalità della cura della polis , ma meta impegnativa ,  è surrogato  nel principio antico del “mal  comune mezzo gaudio”, oramai ragione sociale di tanta politica oggi. Cerca chi sta male, e lo trovi subito,  e aizzalo contro chi non sta male. Non cercare invece, neanche per errore , chi non contribuisce ai servizi comuni, al brandello di welfare rimasto. Faticoso, assai  più del taglio lineare, secco.
 
        Non e’ difficile trovare difetto di scarsa trasparenza nella normativa della  condizione del parlamentare. Da sempre, quasi tutto è in mano in entrambe le camere , di tre deputati detti  questori. Padroni dell’amministrazione, senza responsabilità dell’efficienza della stessa. Ed e’ una buona amministrazione , quella parlamentare, basterebbe autonomizzarla per farne un modello. I questori sono scelti, salvo eccezioni, dai partiti tra i tesorieri o simili . Attenti piu’ alla salute economica dei partiti che all’onore e alla disciplina che la Costituzione richiede all’ambiente. Responsabile di tutto ciò , si dice, questo nuovo movimento populista, i cinque stelle. È giusto prendersela con chi nasce populista, se si comporta da populista?  Con chi è stato cresciuto a credere che la disonestà  sia un virus proprio delle istituzioni, fino a quando arrivano altri con l’etichetta autoadesiva dell’onestà? Con chi crede che la rivoluzione imponga la disinfezione del passato, e degli abitanti di allora.
 
        I cinquestelle non sono maggioranza. Gli ex parlamentari sono riconducibili a tutti gli altri partiti attuali, ex democristiani, comunisti, socialisti sparsi, missini, liberali, leghisti: tutt’ora. Sono cambiate sigle e denominazioni, si è persa la passione come ragione della politica, sostituita  da reclutamento a  tempo determinato;  è scomparsa l’autonomia dei parlamentari, assieme alla  sfida per la guida dei partiti. Ma sotto sotto gli ex parlamentari sono pieni di eredi, ovunque. E allora, perché? Perché la corsa alla partecipazione alla cancellazione della propria storia, dei propri avi, delle proprie ragioni, della dignità delle proprie istituzioni: in cambio della partecipazione ad  un'altra storia, quella della privazione delle funzioni delle camere, della esaltazione di quelle governative, che assorbono quelle parlamentari? Senza uno straccio di poteri di garanzia, di controllo, di rispetto delle minoranze , senza un antidoto alla concentrazione dei poteri?
 
        Non volendo, siamo arrivati al tema preannunciato, le funzioni di garanzia, “la” funzione di garanzia, quella che  da una trentina d’anni tiene nei binari una carovana sconquassata, avvertendo, limando, ricordando, unendo, nei limiti in cui lo possa fare un uomo solo. Riuscendo, nel caso di Mattarella, in  un culto della terzietà che arriva ad indicare il dito dell’analfabetismo costituzionale, ma non il  volto del propalatore di false piste istituzionali? Come forse servirebbe al paese?
 
montesquieu.tn@gmail.com
print

Related Articles

Close