"Riccardo Misasi - A venticinque anni dalla scomparsa"

"Riccardo Misasi - A venticinque anni dalla scomparsa"

“Riccardo Misasi – A venticinque anni dalla scomparsa”

Il 30 ottobre u.s. Alle ore 17, presso la Sala della Lupa di Montecitorio si è svolto il convegno "Riccardo Misasi - A venticinque anni dalla scomparsa", alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Qui di seguito il link del video dell'evento

Riccardo Misasi, a 25 anni dalla scomparsa

Riportiamo  il ricordo dell'on. Calogero Mannino su Riccardo Misasi.

"Prendo a prestito dall’amico Marco Follini il giudizio che la forza della DC determinata dall’ampiezza del riscontro elettorale ebbe un riflesso nella formazione del suo corpo dirigente per via di una classe politica, ove alle spalle dei grandi leader, facendo a parte De Gasperi, possiamo ricordare Fanfani Moro e gli stessi Rumor ed Andreotti, una linea di esponenti il cui livello politico culturale e di rappresentanza stessa, avrebbe loro consentito di portarsi fino alla prima linea di responsabilità, ed invece scelsero di rimanere in seconda battuta.

La classe dirigente che si formò nella rivista Per l'Azione con Franco Malfatti e poi nella Terza Generazione, non a caso la rivista diretta da Bartolo Ciccardini, è’ l’esempio che vorrei indicare, per arrivare al Nostro, assunse per il proprio particolare valore politico personale ruoli importanti nel Governo, e nel partito fu sempre capace di contribuire con svolgimenti di pensiero politico sempre di grande spessore.

Se mi si passa l’irriverente assimilazione la DC si strutturò come fosse un grande condominio, ove coabitavano persone di origine e formazione diversa, sempre di grande livello culturale e politico. 

Ma, proprio per questo, la DC fu il grande partito democratico che riuscì ad essere strumento di guida e direzione dello sviluppo e difesa della democrazia italiana - come sistema disciplinato nella Costituzione dello Stato - dal dopoguerra al traguardo del 92

Che rappresenta lo stacco dalle condizioni geopolitiche di esso.

Riccardo Misasi sin dal suo esordio volle scegliere il profilo del ciclista in tandem con Ciriaco De Mita.

Dall’Università Cattolica frequentata per il corso di studi in legge, divenuti amici lo sono rimasti per sempre.

E’ che accanto a De Mita già’ alla Cattolica c’è il gruppetto degli avellinesi, tutte persone che si riveleranno di notevole rilievo, Gerardo Bianco, Giuseppe Gargani ed altri che poi nell’esperienza politica si incontreranno. De Mita e Misasi, insieme, con una singolare attitudine all’intesa, che valorizzava le differenze personali, da quelle più fondamentali del carattere e della stessa formazione intellettuale, hanno percorso quel lungo cammino nella vita politica, che poi ha portato De Mita ad essere eletto nel congresso del 1982 Segretario del partito, funzione esercitata fino al 1989 quando Riccardo Misasi è capo della segreteria politica e poi Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Prima di quelle esperienze aveva guidato nei primi anni '80 il dipartimento economico con i quattro seminari verso Perugia due. Nel senso del rinnovamento e dell'apertura della società per affermare una moderna cultura economica di governo.

In ogni tempo Riccardo rappresentò, non ciò che mancava, ma quel che faceva più forte quel che c’era.

Con la mia età posso ricordare, per averli vissuti, il  Congresso di Firenze del 1959, quando erano giovanissimi eppure già ‘battaglieri’ ancora al seguito di Fiorentino Sullo, fondatore e leader, all’ombra di Enrico Mattei, della corrente di base, e poi il Congresso di Napoli del 1962  protagonisti di interventi molto significativi per lo sviluppo del dibattito sul tema dell’allargamento della base democratica, integrando il PSI, fino al suo congresso di Venezia, ancora legato  al PCI nella formula frontista.

Intanto già nel 58 Riccardo era stato eletto alla Camera dei Deputati nel collegio della Calabria. Ricordo in un collegamento logico i due Congressi perché segnano il passaggio dal centrismo al centro-sinistra. Con il Congresso di Napoli incentrato sulla scelta della diretta collaborazione con il partito socialista. Riccardo Misasi caratterizzava i suoi interventi per l’intima trama razionale, anche se non rinunciava a quell’enfasi, sia pure controllandola, che doveva attrarre e portare seco gli ascoltatori. Con la formazione del Governo Moro Riccardo diviene Sottosegretario alla Giustizia. Ma l’esperienza di governo che fu, poi, particolarmente significativa fu quella di Ministro della P.I. ed In più Governi.

Da Ministro della PI da impulso alla Università della Calabria e chiama Nino Andreatta come Rettore.

La fine degli anni 60 fu estremamente complessa nella nostra storia nazionale - il 68 non devo ricordarne portata e particolari, rappresento uno spartiacque tra l’Italia della ricostruzione, prima, del miracolo economico dopo, delle riforme de Centro sinistra delle quali significativa ed incisiva di conseguenze molteplici e non immaginate, ricordo la nazionalizzazione dell’energia elettrica. Sul piano politico con il rallentamento della crescita economica si posero, innanzitutto, i primi problemi della finanza pubblica. Ricordo un episodio particolare la lettera di Guido Carli Governatore della Banca d’Italia.

In questo quadro i problemi della Scuola prendono un carattere critico dove anche l’intesa tra i partiti che collaborano si rivela assai precaria.

Misasi tenta anche nella gestione del grande corpo della scuola italiana di introdurre linee di innovazione e di corrispondenza alle attese anche valide che si potessero selezionare, nella somma di quelle confuse e contraddittorie.

Gli anni 70 furono particolarmente difficili per l’Italia. Alla recessione economica si aggiunsero, le forti tensioni sociali, le lotte sindacali particolarmente acute, la crisi petrolifera e le decisioni di Nixon sul dollaro cambiarono la scena italiana.

E su questo sfondo si inserì il terrorismo rosso e nero con attraversamenti ed infiltrazioni anche delle strutture parallele agli Stati. La navigazione della DC fu assai complicata. La segreteria Forlani - De Mita non riuscì a gestire compiutamente un disegno di stabilizzazione. Venne il momento dei “cavalli di razza” Fanfani Moro. Ma la vicenda referendaria sul divorzio e la strisciante crisi economica e sociale portarono con le elezioni amministrative del 1975 che diedero un risultato positivo per il PCI. In tutti questi passaggi sempre in simbiosi con De Mita, Riccardo Misasi svolge un ruolo di proposta è di analisi nel dibattito interno alla DC.

Sulla linea di Moro che ha, con il passo che gli era caratteristico lento e fermo dopo avere affrontato in termini non soltanto descrittivi ma di assunzione della consapevolezza necessaria ad affrontare una crisi epocale che si porta ai nostri giorni.

sul piano politico Moro avanza la proposta della strategia dell’attenzione.

Nel paese, e non soltanto all’interno dei confini nazionali, viene alimentato il sospetto di uno scostamento della Dc dal ruolo fondamentale di garante della democrazia, nel fatto è il dubbio di un allontanamento della DC dalla linea atlantica.

Il dibattito interno non prende il respiro che era stato l’elemento distintivo della fase, riguardata oggi, anche non breve di preparazione del centrosinistra e quindi dell’affidamento al PSI di responsabilità governative. Ed in quella fase un tratto rilevante del confronto politico era stato il tema dell’autonomia della politica rispetto al magistero della Chiesa. In quella fase il risultato era stato conseguito proprio in ragione della elevatezza culturale del confronto. E qui devo proprio ricordare gli interventi di Riccardo Misasi, mai poggiati su mere petizioni di principio ma sempre sulle ragioni costitutive dello stesso impegno politico dei Cattolici.

Adesso il confronto è più prosaico. Non sono aliene misure di intervento esterno. Quindi non più confronto politico culturale ma un anche se concreto richiamo all’ordine di Yalta.

(Bisognerebbe rileggere e riguardare gli interventi in vari Consigli nazionali della DC.)

Nella rilettura dei consigli nazionali della DC C’è una linea costante tra quelli molto elaborati e complessi, tanto da essere presi di mira della maliziosa contestazione, di Ciriaco De Mita di “intellettuale della Magna Grecia” e quelli di Riccardo Misasi svolti con chiarezza, anche senza risparmio del dubbio cartesiano, ma che segnano non solo il contributo di adesione, ma di elaborazione originale che dalle analisi e proposte politiche di Moro si muovono in un

Tempo detto di transizione.

(Con il Congresso del 1982, De Mita venne chiamato alla segreteria nazionale Riccardo Misasi, che ne era stato un preparatore, assunse il compito di capo della segreteria politica. )

La DC non era uscita dalle nebbie degli anni 70 ed i primi 80 anzi le vedevano intensificate, come ci suggerisce anche qualche cronaca attuale.

Eppure quel Congresso del 1982 e l’indirizzo politico proposto, furono spinta ad un momento di rilancio e per certi versi di significativo rinnovamento del partito.

Intanto il Governo era passato nelle mani dell’alleato repubblicano Spadolini, il partito comunista con un suo congresso aveva chiuso definitivamente la porta alla pratica politica della solidarietà nazionale. Con le elezioni politiche del 1983 convocate dal Governo Fanfani che ne aveva avuta affidata la missione l’obbiettivo era ottenere dall’elettorato una rinnovata legittimazione impegnata su una politica di stabilizzazione monetaria (Andreatta al Ministero del Tesoro ne era il promotore) (( mi si perdoni un riferimento personale ero allora Sottosegretario al Tesoro del ministro Andreatta))che rimettesse in corsa l’apparato produttivo chiamato a sostenere un corso di esportazioni più voluminoso per fronteggiare il debito pubblico che la decisione di Andretta di separazione dalla Banca d’Italia, ormai avrebbe esposto apertamente. Ricordo tutti quei passaggi perché Riccardo Misasi problematizzava tutte le scelte, il suo cartesianesimo lo induceva ad introdurre obiezioni che poi l’esperienza avrebbe dimostrato molto oggettivamente fondate. Le elezioni politiche non ebbero un risultato positivo per la DC un -6 punti era un colpo. La DC reagì mantenendo fiducia a De Mita, ma la Presidenza del Consiglio passò a Craxi. In tutto quel tempo l’opera di Riccardo Misasi fu preziosa. Smussare, chiarire, approfondire, legare quel che si andava sciogliendo. Lo stesso confronto interno alla DC andava prendendo una piega precisa. Chi riteneva di dover prendere atto della dissociazione del PCI dalla linea della solidarietà nazionale e tendeva stabilire un rapporto di necessità’ con il PSI mentre De Mita con la forza del suo pensiero dialettico avvistava e non intendeva disperdere il filo di una possibilità di ripresa del dialogo. Particolare fu il contributo di Misasi alla elaborazione della linea affidata a Leopoldo Elia per la ridefinizione degli accordi sui patti lateranensi stipulate dal governo Craxi.

Divenivano almeno sul piano della prospettiva due linee diverse.

(Finché gli fu possibile per l’incarico di capo della segreteria) Riccardo Misasi spese le sue energie intellettuali e di mediazione politica (nella quale aveva doti singolari, fu la possibile colla tra le due tendenze). La sua preoccupazione, diceva, era preservare l’unità della DC, come sempre fino all’ultimo discorso ai gruppi parlamentari, aveva sostenuto l’on. Moro.

L’esercizio politico era nelle corde dell’intelletto e del cuore di Riccardo, come altri ma

Ancor più, con le sue connotazioni umane particolari, Riccardo era totus politicus.

Moro nella terribile condizione del sequestrato politico tra le tante lettere inviate ad esponenti politici e non, ne inviò una particolare a Riccardo Misasi.

La scelta si può presumere fondata sulla stima e fiducia che Moro aveva proprio nelle capacità di mediazione di conciliazione e nelle capacità di iniziativa di Misasi, che non manco di far i passi ritenuti possibili ed i cenni anche ad altri esponenti, ma purtroppo fu sopravanzato dalla notizia dell’’avvenuto assassinio.

E sono giunto al punto che mi è per esperienza personale noto per averlo vissuto. Riccardo era un uomo affidabile, un uomo sicuro nella sua franchezza. Questo gli consentiva di interloquire e trattare di politica con altri politici come con chiunque potesse avere una ragione di incontro con lui anche in ragione dei molteplici incarichi di Governo tenuti. E vorrei ricordare quello per il Mezzogiorno proprio in ragione del suo approfondito e consolidato impegno meridionalistico da sempre nella battaglia politica in cui fu impegnato. Nelle elezioni regionali del 1971 in Sicilia e nelle elezioni politiche nazionali del 1972 il Movimento Sociale riportò un risultato di grande avanzamento. La rivolta di Reggio Calabria, aveva determinato l’onda nera che metteva in movimento un corso di spostamento degli equilibri politici del Paese. Riccardo Misasi con grande lucidità aveva previsto questo rischio e questa possibilità’ in tempo utile e ne aveva spiegato le conseguenze.

Tentando a matita di fare il ritratto di Riccardo Misasi mi sembra di avere segnato con linee incisive la dominanza nella sua figura dei tratti della sua misura umana. Il carattere conciliativo ma anche dialettico gli permetteva di essere sempre centro di dialogo e confronto e quindi di soluzioni positive.    

Ma questi tratti umani ampliati nell’ambito familiare presentano il Riccardo Padre, Zio, Nonno, perché nella sua intellettualità non si piegava alla freddezza anzi inclinava sempre verso questi affetti e da quest’inno era vincolato ed a questi affetti fonava sé stesso. Ma non c’era un Riccardo a casa ed un altro a Piazza del Gesù o in Parlamento. Ce ne era uno. Che segna il paesaggio umano pur coso diverso e complesso di un partito che ha servito la Repubblica contribuendo alla sua istituzione, alla sua difesa al consolidamento della sua base per la progressiva assimilazione delle forze prima rivoluzionarie, sino a potere considerare compiuto il servizio per il quale nel 44 e 45 fu fondata da Alcide De Gasperi.

Di questa storia Riccardi Misasi è’ parte. Ne dobbiamo riconoscere il merito ed il valore."

 

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